80 anni di Azeglio Vicini

L’uomo delle notti magiche fa 80 anni tondi, tondi. 

Fonte immagine: bolognafc.it
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Azeglio Vicini, il ct azzurro del quinquennio ’86-’91, festeggia in famiglia questa importante ricorrenza, “un bel traguardo” – lo definisce giustamente lui – con moglie, figli e nipoti, nella sua casa di Brescia. Vi abita da quando aveva chiuso con il calcio giocato, alternandola -lui nato a Cesena- con l’altra casa, quella estiva a Cesenatico, a pochi passi dal mare.

Da giocatore era stato, prima di Brescia, alla Sampdoria e al Lanerossi Vicenza. Appese le scarpe al fatidico chiodo, era entrato nei quadri tecnici della Federcalcio arrivando a portare l’Under 21 dei vari ZengaVialliMancini, Maldini, Giannini fino alla finale con la Spagna persa poi soltanto ai calci di rigore. Poi la grande avventura con la nazionale maggiore dopo la caduta di Enzo Bearzot al mondiale messicano dell’86. Cinque anni indimenticabili, come indimenticabili rimangono nella nostra e nella sua memoria “le notti magiche” di Italia ’90. “Mi pare ovvio – ammette – che quello sia stato il periodo più bello della mia storia calcistica. Purtroppo non abbiamo vinto, ma quelle serate sono state qualcosa di unico, irripetibile. Giocavamo bene, la gente si divertiva, lo spettacolo era in campo e sugli spalti. Non per niente, a distanza di ben 23 anni, Italia-Argentina detiene ancora il record d’ascolto per una partita di calcio, e ne sono orgoglioso”.

Purtroppo proprio l’Argentina, a Napoli, nello stadio di Maradona, decretò ai calcio di rigore -e ridaje- la fine del sogno di arrivare a giocare la finale all’Olimpico.“Ricordo tutto con chiarezza – prosegue Vicini – Il gol di Caniggia e poi i rigori decisivi di Donadoni e di Serena. Purtroppo era destino che andasse così: se vinci passi alla storia….”. C’è un pizzico di rimpianto e di amarezza per quello che sarebbe potuto essere e poi non è stato. Ma quelle notti resteranno per sempre magiche, un pezzo di storia della nazionale più divertente e spettacolare di sempre. Ma è il passato che non ritorna e che si scontra con un presente (calcistico) in cui il mister di ieri non si riconosce. “Sono cambiate le regole in campo, c’è troppa televisione, ci sono dirigenti preparati ma tanti altri non lo sono. Discorso che vale anche per il mondo dell’informazione”.

La sua storia azzurra si infranse contro un palo dello stadio olimpico di Mosca colpito da Rizzitelli sul finire del 1991 che ne decretò l’esonero da Commissario Tecnico. Chiuse il suo quinquennio azzurro improvvisando una chilometrica conferenza nella hall dell’aeroporto moscovita. Con la solita disarmante disponibilità che veniva naturale. Semplicemente perché rispettava il lavoro degli altri ancor più del suo. Tanti auguri, Azeglio e cento di questi giorni.

 

 

Fonte: sportmediaset.it.

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