Amarcord, Vujadin Boskov: “Rigore è quando arbitro fischia”

Lo sguardo ed il cipiglio di un maresciallo dell’esercito Jugoslavo, il carattere bonario e allegro di uno zio bontempone, così è possibile definire Vujadin Boškov , un personaggio dal carattere forte e al tempo stesso un allenatore dalle grandi capacità.

Vujadin Boškov non amava particolarmente la diplomazia e  le polemiche, che invece sono parte integrante del calcio dei nostri tempi, lui era uno diretto, che esternava con pacatezza il suo punto di vista, senza giri di parole, senza soffiare sul fuoco delle polemiche.

La sua carriera da calciatore la trascorre quasi integralmente al Voivodina di Novi Sad (dal 1946 al 1960)  a causa di uno stupido regolamento della federcalcio jugoslava che all’epoca vietava il trasferimento all’estero dei calciatori di età inferiore ai 30 anni. Raggiunta l’età valida per potersi trasferire in Europa Vujadin Boškov sbarca alla Sampdoria, dove rimarrà soltanto per una stagione, molto travagliata a causa di problemi fisici. La Sampdoria gli resterà nel cuore. Dal 1962 al 1964 passa negli Young Boys in Svizzera, squadra di cui diventerà successivamente allenatore.

Ha allenato squadre come Young Boys, Den Haag, la nazionale Jugoslava, il Feyenoord, Real Zaragozza, il Real Madrid prima di sbarcare in Italia dove ha allenato Ascoli, Sampdoria, Roma, Napoli e Perugia, vincendo nel complesso: 1 campionato spagnolo, 2 coppe di Spagna, 2 Coppa italia, 1 Campionato Italiano (con la Samp) , 1 supercoppa Italiana e una Coppa delle Coppe.

I tifosi italiani lo ricorderanno sicuramente per alcuni suoi “aforismi” resi durante le conferenze stampa pre e dopo partita, come: “Chi non tira in porta non segna” oppure “Pallone entra quando Dio vuole” e  il più famoso “Rigore è quando arbitro fischia”.

Sicuramente personalità del suo calibro mancano attualmente al calcio italiano, e sentir parlare di Vujadin Boškov strapperà ancora oggi un sorriso a tutti gli appassionati di calcio dello stivale.