Fuga dall’Italia, il calcio in crisi

Non ci sono dubbi, il calcio italiano, in piena crisi, si avvia verso una nuova era preistorica. Nel giorno dell’inaugurazione del nuovo stadio della FC Juventus, c’è la percezione che si stia vivendo un vero e proprio ciclo fatto di contraddizioni.

fonte - G_Malaussene

Per il ‘bel paese’ è un passo in avanti? No, o meglio lo è forse solo per il club bianconero che risulta la prima ed unica squadra ad avere un impianto di proprietà; ma qual è il prezzo da pagare? Cosa cambierà nel calcio italiano? Beh, la risposta è semplice, poco o forse niente a livello globale.
Non esiste una vera e propria legge sugli stadi, le strutture in Italia vanno a pezzi e la maggior parte ogni anno rischia di non rispettare i criteri di legge, soprattutto in ambito sicurezza.
I talenti scappano (vedi Javier Pastore al PSG) o preferiscono scegliere altre destinazioni, Inghilterra e Germania su tutte, in più i debiti continuano ad accumularsi.

Il ds della Juventus Marotta dichiarò non molto tempo fa che i club italiani potrebbero diventare più competitivi solo se si riuscisse ad aumentare il fatturato. Ma ne siamo veramente sicuri? E poi, in che modo?
Nel nostro paese a farne le spese sono sempre i tifosi; facciamo un po di conti, prendendo in esame le vendite delle magliette ufficiali: beh, da noi per una maglia si spendono in media 30€ in più rispetto all’Inghilterra. Basti pensare che un tifoso della Juventus, per acquistare la maglia di Vucinic (quindi personalizzata con numero e maglia), arrivi a spendere anche 104€ (di cui 10€ di spedizione). I tifosi del Chelsea per quella di Drogba o Torres ne spenderebbero 51 anche se abitassero in Trinidad&Tobago.
La Serie A nel 2010 ha prodotto un fatturato di 1,53 miliardi di Euro, molto meno dei 2,4 della Premier League; ha ragione Marotta, allora! Eppure, le squadre italiane hanno speso nel mercato 375 milioni, contro i 297 delle inglesi, che nonostante ciò si ritrovano giocatori più forti e risultati migliori nelle competizioni europee.

I club italiani preferiscono puntare sui giocatori piuttosto che sui manager. Francia, Germania, Spagna e soprattutto Inghilterra hanno prodotto un aumento del fatturato di quasi il 100%, noi al massimo abbiamo sfiorato il 60% d’incremento e l’80% di questo deriva dai Diritti TV.
Il merchandising può essere una miniera d’oro ed in Italia sono poche le squadre che hanno assorbito tale concezione. Qui si parla di calcio sette giorni su sette. Si parla e basta. Non esiste chissà quanta cultura calcistica. A Londra si va in ufficio con la t-shirt originale del club.
Qual è la differenza? Lì si vendono più magliette, la richiesta è maggiore ed il prezzo è quindi più basso, elementare no?
Ma questo non basta, l’Italia è l’unico paese a pagare i diritti Siae per gli spettacoli ed in più c’è l’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive, ndr) che grava sul valore aggiunto dai club intorno al 4,5% (l’Irap si paga anche sulle cosiddette plusvalenze di mercato). Infine, e non rappresenta una scoperta, qui c’è la più alta tassazione d’Europa. A pagare sono soprattutto i tifosi, che però in contraddizione continuano ad alimentare il mercato del falso (a Manchester non esistono bancarelle con magliette taroccate a 10€).

La colpa è anche delle società, forse il Napoli è in controtendenza con i suoi incredibili tifosi capaci di rinunciare anche ad un piatto di pasta pur di non mancare agli appuntamenti. L’Inter ha un accordo classico Nike con i punti vendita, il Milan ha addirittura ceduto il proprio marchio ed i suoi derivati all’Adidas, la Juventus con Nike ha creato uno joint-venture che gestisce il tutto.
In questo sistema atipico, i presidenti dovrebbero pensare non più ai propri interessi ma all’intero sistema iniziando dalla distribuzione equa dei Diritti TV.
Concludiamo con una riflessione: in Inghilterra hanno creato un sistema virtuoso in cui nessuno è rimasto fuori, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti! E’ finita l’era de “il calcio italiano il più bello del mondo”, benvenuti nella nuova preistoria. Buon campionato, Italia!

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