Il Pagellone della Juventus 2011/2012: Pirlo il top, Elia il flop

VOTO SQUADRA 9,5: Annata strepitosa quella della Juventus. Partita nello scorso luglio per tentar giusto di ritrovare un po’ di credibilità dopo i due settimi posti consecutivi, s’è ritrovata a fine anno Campione d’Italia ed imbattuta per l’intero arco stagionale. Un mezzo punto in meno al 2011/12 della Juventus solo per la finale di Coppa Italia persa col Napoli.

 

Fonte immagine: Concetta Stucchio

Sono mancati (quasi) del tutto gli infortuni, segno che forse il problema non era nei campi di Vinovo negli anni passati, ma bensì nella preparazione atletica. Fattore fondamentale per l’annata bianconera è stato, infine, lo Juventus Stadium, inaugurato a settembre e dove nessuno è uscito con i 3 punti.

 

SOCIETÀ 9: Lo Stadium finalmente pronto, una campagna acquisti oculata con, alla fine dei conti, un solo giocatore che a fine anno si è rivelato un flop ed in più già si parla di Marotta e Paratici scatenati nel prossimo mercato. Forse l’unico errore marchiano è stato quando, ad ottobre, il presidente Andrea Agnelli ha congedato, dopo 19 anni, Alex del Piero. Comunque sia le vittoria arrivano anche da lontano, e quindi, in questo caso, da una società solida, che ha scelto l’allenatore giusto al momento giusto

 

PORTIERI

Buffon 9: Una sola parola, Superman! Disputa una stagione eccezionale, piazzando all’occorrenza sempre la parata decisiva. Tra le perle della sua stagione sicuramente due interventi strepitosi contro l’Udinese e il rigore parato a Roma a Totti. La difesa bianconera subisce solo 20 reti piazzando un nuovo record, lui addirittura ne prende solo 16, come ammesso da lui stesso “una delle stagioni migliori come rendimento”. L’errore contro il Lecce, in un finale di stagione passato più a guardare la partita da spettatore non pagante, è lì solo per dimostrare che, a volte, anche i supereroi in fondo in fondo sono umani. Da pallone d’oro! (35 presenze, 16 gol subiti)
Storari 6,5: Non è facile fare i secondi al miglior portiere del mondo, figuriamoci per uno che insegue la titolarità del ruolo per assaporarla a grandi livelli dopo i 30 anni. Lui non fa una piega, anzi si fa trovare pronto all’occorrenza e non fa un mugugno uno, uomo spogliatoio e portiere di indubbia affidabilità. (3 presenze, 4 gol subiti)
Manninger sv: Si ritrova a fare il terzo senza vedere mai il campo e raramente la panchina, anche per lui vale il discorso di uomo spogliatoio. (0 presenze)

 

Fonte immagine: Giuseppe Barbella

DIFENSORI

Lichtsteiner 8: Segnare al debutto con la nuova maglia il primo gol ufficiale nel nuovo stadio, se non è un segno del destino questo… Per lunghi tratti della stagione una delle armi più “taglienti” dei bianconeri, le sue sovrapposizioni sulla destra e i suoi inserimenti sull’asse italo-svizzero con Pirlo sono una delizia per i tifosi bianconeri. Replica il gol del debutto con un’azione fotocopia a Bergamo, un signor terzino! (35 presenze, 2 gol)
Caceres 7: Nell’ambiente bianconero tutti hanno un ottimo ricordo dell’uruguaiano, ecco che così dopo un tira e molla col Siviglia “El pelado” torna a Torino, e il suo secondo debutto è ancora più esplosivo del primo con la doppietta a San Siro in Coppa Italia. Si alterna a Lichtsteiner in base al periodo di forma dei due, piazza la capocciata decisiva per il vantaggio contro l’Inter confermandosi cecchino contro le milanesi, la sua duttilità è un’arma non di poco conto. (11 presenze, 1 gol)
Chiellini 8,5: Probabilmente una delle sue migliori stagioni, vero e proprio baluardo arretrato, che sia come centrale o terzino fa poca differenza, non vede l’ora di duellare con chiunque passi dalle sue parti uscendone spesso e volentieri vincitore. Goleador nei momenti decisivi, vedi Roma o in casa col Catania, è un vero guerriero incarnando al meglio lo spirito della maglia che indossa. (34 presenze, 2 gol)
Barzagli 9: Signori, chapeau! Si rischia di cascare nella banalità ricordando i 300mila euro spesi per prelevarlo la scorsa stagione dal Wolfsburg, ma è invece questo l’incredibile prezzo col quale Marotta riportò il campione del mondo in Italia. Guida la difesa bianconera con una facilità e freddezza da applausi, sempre pulito e in anticipo sul pallone, se Conte non rinuncia mai a lui non è un caso. Unico tra i titolari a non aver mai trovato la via della rete, viene acclamato dal pubblico all’ultimo minuto della “festa” contro l’Atalanta per battere il rigore fissando il 3 a 1 finale. Giocatore di fondamentale importanza anche per la Nazionale. (35 presenze, 1 gol)
Sorensen sv: Il danesino, sorpresa della scorsa stagione, non vede mai il campo se non per una manciata di minuti in Coppa italia, a metà stagione fa le valigie destinazione Bologna. (o presenze)
De Ceglie 7: La stagione della definitiva consacrazione. Inizia titolare, poi lascia il posto a Bonucci con lo spostamento di Chiellini, rientra in campo per fare l’esterno del 3-5-2, “Paolino” inanella una serie di prestazioni più che convincenti con le sue sgroppate sulla fascia sinistra, trovando anche il gol contro il Chievo in casa. Lo scudetto bianconero passa anche attraverso il ragazzo che, facendo tutta la trafila dalle giovanili bianconere, arriva al successo con la prima squadra. (21 presenze, 1 gol)
Bonucci 7: Inizia la stagione in panchina, poi Conte lo chiama in campo concedendo buone prestazione alternate alle sue solite disattenzioni, su tutte “l’assist” a Nocerino a Milano. Nel finale di stagione cresce in maniera esponenziale, anticipa spesso l’avversario, non si concede nessuna sbavatura e ci mette anche la firma nella gara-sorpasso contro il Palermo. Uno dei pilastri della difesa a tre spesso lanciata da Conte, se la difesa bianconera è da record i meriti sono anche indubbiamente suoi, continuasse così che la strada è quella giusta! (32 presenze, 2 gol)
Grosso sv: Gioca solo due gare, troppo poche per giudicarlo, sarebbe ingeneroso per un campione del mondo come lui. (2 presenze, o  gol)

 

Fonte immagine: Concetta Stucchio

CENTROCAMPISTI
Marchisio 8,5: Il “Principino” bianconero ha avuto finalmente la propria consacrazione. Gioca benissimo, segna tanto, è, insieme a Pepe, il trascinatore della prima parte di campionato. Si presenta alla prima con un fantastico gol allo Stadium: pallonetto al volo di esterno destro su assist – guarda un po’? – del solito Pirlo. Continua a segnare ed esser titolare inamovibile, nonostante un piccolo momento d’appannamento verso il finale della stagione. (36 presenze, 9 gol)
Elia 3: Ha passato più tempo su Twitter che in campo, il flop della stagione bianconera. Arriva e s’infortuna. Torna e Conte non sa cosa farne. Quando scende in campo non incide. A fine anno dichiarerà: “Non sento mio questo scudetto”. E noi, non stentiamo a credergli. (4 presenze 0 gol)
Padoin 6,5: Arrivato a gennaio come alternativa ai tre titolari al posto di Pazienza, l‘ex atalantino si fa trovare sempre pronto quando gli viene chiesto, riuscendo anche ad andare a segno. (6 presenze, 1 gol)
Pirlo 10: Non si può non dare il massimo dei voti a colui che, quasi da solo, ha cambiato il volto di un’intera squadra. Ogni sua giocata è sopraffina, ogni suo assist è poesia in movimento, lotta, recupera, imposta, manda i compagni in gol. Dopo un campionato pressoché perfetto, gli si possono perdonare anche i due rigori sbagliati. In assoluto, il grande protagonista dello Scudetto targato Juventus. Per lui valgono le parole di Gigi Buffon: “Quando l’ho visto giocare ho pensato che Dio esiste”. (37 presenze, 3 gol)
Vidal 8,5: Colui che ha costretto Conte a lasciare il 4-2-4: accortosi di non poter fare a meno tanto di Vidal, quanto di Pirlo e Marchisio, il tecnico pugliese vira sul 4-3-3 prima, sul 3-5-2 poi. Chiude l’anno al primo posto per numero di palloni recuperati, tenendo fede al proprio soprannome: “El Guerrero”, il guerriero. Giocatore fondamentale. (33 presenze, 7 gol)

Fonte immagine: Wikipedia; autore: Bltracy

Giaccherini 7: Non parte spesso titolare, ma si fa trovare sempre pronto quando Conte lo chiama in causa, come nell’1-1 di San Siro contro il Milan, quando entra e spacca in due la partita. Dimostra una duttilità tattica che non gli si conosceva, giocando benissimo anche da interno di centrocampo. Come la Juventus del passato, la vittoria arriva anche dai gregari di lusso: una volta erano, ad esempio, i Pessotto, oggi i Giaccherini. (23 presenze, 1 gol)
Krasic 4,5: Era il top player della passata gestione bianconera, quella della Juve di Del Neri, quella del settimo posto e niente coppe europee. Arrivato Conte, esce al progetto. Segna anche un goal, a Catania, ma a conti fatti, lui non rientra nei piani di gioco del tecnico leccese, che chiede ai suoi esterni un enorme sacrificio. Poche presenze, quasi tutte negative, ed in più il trasferimento rifiutato a gennaio (lo volevano Tottenham e Zenit). (7 presenze, 1 gol)
Estigarribia 6,5: Prima della scorsa Coppa America ben pochi conoscevano quest’esterno sinistro paraguayano, che s’è fatto notare soprattutto facendo impazzire l’intera difesa del Brasile. Arrivato a Torino tra lo scetticismo generale, s‘è dimostrato uno di quei gregari imprescindibili per le grandi squadre. (14 presenze, 1 gol)
Marrone 6,5: Non gioca tanto il centrocampista ex capitano della Primavera juventina. Riesce però a mettere in carniere un assist al bacio per Giaccherini ed un grandissimo goal nella passerella finale con l’Atalanta. (3 presenze, 1 gol)
Pazienza 6:
gioca poco (ma benino) e decide di andarsene a gennaio. Tornerà all’Udinese, squadra che lo ha lanciato. (8 presenze, 0 gol)

 

ATTACCANTI

Matri 7,5: Dopo il finale di stagione scorsa più che positivo, il bomber bianconero è chiamato a uno “sporco” lavoro di sponda e di squadra, senza tuttavia dimenticare come si fa gol. Soprattutto nella prima parte del campionato è il numero 32 bianconero a trascinare i suoi a suon di gol, su tutte la rete che riapre la partita a Napoli, la doppietta contro l’Udinese sotto la neve, e soprattutto il gol pareggio di Milano. Nella parte finale della stagione un calo di forma, unito al turn-over che Conte applica al suo reparto avanzato, ne limitano le qualità offensive, ma su questo scudetto la firma del miglior marcatore bianconero in campionato è di quelle indelebili. (31 presenze, 10 gol)
Quagliarella 7: Rientra da un brutto infortunio, per questo nella prima parte di campionato Conte ne limita le apparizioni aspettando che riprenda a pieno la miglior forma fisica e psicologica. Trova il gol dopo 364 giorni nel derby col Novara, per poi ripetersi con più continuità nel girone di ritorno, partendo spesso titolare. Il gol sicurezza di Palermo e la rete da ex con mancata esultanza contro il Napoli impreziosiscono la sua stagione, lasciando il segno su una bella fetta di tricolore. (23 presenze, 4 gol)
Pepe 8: Vicino allo Zenit in estate, trattenuto dalla volontà di Conte, pronti via già dalla prima di campionato mette in mostra le sue qualità: generosità infinita, tanta corsa, e una buona dose di gol. Già perché l’esterno romano, esterno destro nel tridente di Conte, mette a segno una serie di reti che pesano, eccome: in pochi giorni regala il successo nella Roma biancoceleste e trova il pari in quel di Napoli. Si ripete nel finale di stagione, dopo aver ricaricato le pile, con una splendida rovesciata contro la Lazio, senza dubbio uno degli uomini determinanti di questa Juventus. (31 presenze, 6 gol)
Vucinic 8,5: Prima metà di campionato da attaccante in versione assistman, tanto lavoro offensivo nella zona sinistra del tridente bianconero, un po’ meno lucidità sotto porta. Si porta dietro l’etichetta di giocatore svogliato, facendo talvolta spazientire anche i tifosi bianconeri; tuttavia quando decide di togliersi le cosiddette “ciabatte” sa dimostrarsi giocatore coi fiocchi: oltre agli assist anche reti, tante e pesanti, Bologna, semifinale col Milan in Coppa Italia, Novara e gara scudetto col Cagliari solo alcuni esempi, quando in giornata è la vera marcia in più dei bianconeri. (32 presene, 9 gol)
Borriello 6,5: Voluto fortemente da Antonio Conte nel mercato invernale dopo una prima parte di stagione non di certo esaltante in giallorosso, l’ex romanista, complice una condizione fisica poco accettabile, non riesce ad ingranare sin da subito nei nuovi schemi, finendo per dar ragione a quei tifosi che avevano accolto il suo arrivo con scetticismo dopo il “gran rifiuto” di due anni fa. Il tecnico bianconero tuttavia insiste spesso e volentieri su di lui, mostrando gran fiducia e una buona dose di coraggio, finendo per aver ragione quando, lanciato il quel di Cesena, il numero 23 bianconero sigla un gol che pesa come un macigno nella corsa scudetto, ripetendosi pochi giorni dopo anche nel derby col Novara. L’attesa è premiata, lo scudetto è meritatamente anche suo. (13 presenze, 2 gol)

Fonte immagine: Concetta Stucchio

Del Piero 8: Voto alto, altissimo per un giocatore che vede il campo con poca continuità, se non per piccoli spezzoni di gara. Ma lui non è un giocatore, è IL giocatore, il capitano, la bandiera, la storia della Juventus, che come se fosse l’ultimo dei panchinari aspetta il suo momento senza far una polemica una, cercando come sempre di far parlare il campo. Dubbi sulla riuscita del suo scopo? Nessuno! Trova il primo gol nel nuovo stadio in Coppa Italia con la Roma, si ripete qualche tempo dopo infilando tra campionato e Coppa in pochi giorni prima Milan poi Inter. Basta per definire la sua stagione? No, perché quando va sulla “sua” mattonella nei minuti finali di Juve-Lazio inchiodata sul 1 a 1 trova un gol che vale da solo un pezzo di scudetto, facendo impazzire uno stadio intero. Uno stadio tutto per lui in occasione della gara finale con l’Atalanta, lui saluta a modo suo, un gol, e una scena che a lungo rimarrà nei cuori dei tifosi bianconeri col giro di campo a partita in corso, quasi tutto il resto fosse un dettaglio, e lui, ancora una volta, il protagonista. Roba mai vista, roba di un altro pianeta e forse di un altro calcio, che solo per un Campione, rigorosamente maiuscolo, di questo genere si poteva vedere. Se davvero doveva esserci il saluto, che in realtà è un arrivederci, dopo 19 anni di un amore intenso, non poteva esserci finale migliore: riportando se stesso, la sua squadra e i suoi tifosi, laddove la storia ha voluto che stessero. (23 presenze, 3 gol)

 

L’ALLENATORE
mr. Conte 9: Tre le percentuali su chi sia il più meritevole dello scudetto bianconero una delle più alte, se non quella maggiore, spetta di diritto all’allenatore bianconero che torna sulla panchina delle squadra che l’ha reso grande inculcando nei suoi giocatori quella mentalità che lo portò a toccare il tetto d’Italia, d’Europa e del mondo. Un calcio spettacolare, aggressivo, offensivo ma allo stesso tempo con una difesa bunker, una squadra che macina record su record come quello dell’imbattibilità in un campionato a 20 squadre, roba mai vista nei confini nazionali, come quello delle sole 20 reti subite, come quello dei venti marcatori stagionali. Prende una squadra reduce da due settimi posti e con la sua cultura, quella dell’umiltà, del lavoro, della voglia di crederci sempre, centra un tricolore tanto meritato quanto bello. Si dimostra gran tattico variando il suo 4-2-4 in un 4-3-3 col centrocampo delle meraviglie, scoprendo il 3-5-2 col terzetto difensivo insuperabile, insiste su Borriello avendo poi ragione, gestisce il Capitano in maniera da molti opinabile ma oculata, trovandosi un Del Piero in forma strepitosa nel finale di stagione. Scegliere un solo aggettivo per descriverlo sarebbe non solo difficile, ma anche ingeneroso!

 

Posto in campionato: 1° con 84 punti (Campione d’Italia e qualificata alla prossima Champions League)
Partite: 38
Vittorie: 23
Pareggi: 15
Sconfitte: 0 (nuovo record per i campionati a 20 squadre)
Gol fatti: 68
Gol subiti: 20 (nuovo record per i campionati a 20 squadre)

 

Coppa Italia: Secondo posto (battuta in finale dal Napoli)
Partite: 5
Vittorie: 3
Pareggi: 1
Sconfitte: 1
Gol fatti: 9
Gol subiti: 6

 

Pagelle a cura di Daniele Cristiano e Gianfranco Perciasepe

Un pensiero riguardo “Il Pagellone della Juventus 2011/2012: Pirlo il top, Elia il flop

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    22 Mag 2012 in 12:31
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    la fortuna 10

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