Le assurdità del Calciomercato: Joelson reo confesso di scommessopoli passa dal Siena al Granada per…

Come può un reo confesso di Scommessopoli finire in carcere, ammettere l’aggiustamento di 7 partite, patteggiare e poi – nonostante tutto – cambiare tre squadre nel giro di poco meno di quattro mesi? È successo a Inacio José Joelson, cresciuto nel vivaio dell’Atalanta e con 75 presenze tra le fila dell’AlbinoLeffe in B.

Fonte: Danilo Rossetti

La sua estate inizia il 9 maggio 2012, quando viene deferito dal procuratore federale Stefano Palazzi insieme a metà Grosseto – gli ex seriani Gervasoni, Carobbio e Acerbis su tutti – a causa di quattro partite sospette. Il 28 dello stesso mese Joelson viene messo agli arresti domiciliari, fino al 4 giugno, quando ammette la combine di sei partite. Il 30 giugno il suo contratto con il Pergocrema scade e si ritrova senza squadra. Il 24 luglio nuovo interrogatorio, stavolta richiesto direttamente da Joelson per avere la possibilità di patteggiare nel processo sportivo; qui ammette la tentata combine per Ascoli-Grosseto del 30 aprile 2010. Il destino sportivo, a questo punto, è segnato, con una sicura squalifica, seppur ridotta per aver collaborato, in arrivo nella nuova udienza alla Commissione Disciplinare prevista per settembre. In queste condizioni per un calciatore sarebbe dura trovare un club visto che non potrebbe essere schierato a causa dell’inibizione in arrivo.

Condizionale d’obbligo perché il 25 agosto il Siena decide di tesserarlo. Il motivo è presto detto: il brasiliano ha mantenuto lo status di extracomunitario nonostante i tanti anni in Italia, ma per la legge del mercato interno (il suo cartellino non esce dalla federazione) il trasferimento in Toscana è consentito anche senza liberare una casella delle due per gli extra Ue. Joelson diventa perciò un’interessante pedina di scambio per il Granada di proprietà della famiglia Pozzo che in Italia possiede l’Udinese: il Siena lo cede subito alla compagine iberica (liberando, stavolta sì, lo slot per il tesseramento di un extracomunitario) e in cambio riceve il cartellino di Matias Campos Toro che interessa ai friulani, ma che non possono acquistarlo perché hanno già preso il cartellino di Williams e Maicosuel. In Spagna, diversamente dall’Italia, non c’è limitazione per l’approdo di extracomunitari, ma in ogni partita, tra titolari e panchina, possono essere presenti solamente in tre. Dunque Joelson – seppur inutilizzabile e neanche citato nella rosa del Granada – viene in pratica «parcheggiato» in Spagna.

E l’11 settembre arriva il patteggiamento e la squalifica a due anni e mezzo oltre a 10 mila euro di multa; poco importa visto che è utilizzato solo nominalmente per fare arrivare Campos Toro in Italia (al Siena), tappa intermedia per un suo passaggio futuro a Udine la prossima estate. 
Ben inteso, da un punto di vista normativo è tutto lecito; ciò che convince poco è il profilo morale della faccenda, perché utilizzare un giocatore reo confesso nel caso Scommessopoli e in odore di squalifica lunga (e che nemmeno si fa vedere a Granada, perché non ha senso, non ci giocherà mai) fa a pugni con l’intenzione di riportare il calcio a un livello minimo di decenza. Anche per lo stesso Joelson, che il 4 giugno – dopo l’ammissione delle combine – dichiarava: «Sono libero, ma sentirò sempre dentro il peso di quello che ho fatto». Chissà se si riferiva anche all’estate successiva.

Fonte: Andrea Losapio (Corriere della Sera-Bergamo)

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