Inter: da Madrid a Marsiglia, i cinque errori di Moratti

La strada che va dal paradiso all’inferno non è mai facile da attraversare; figurarsi in poco meno di due anni.
Dalla notte del Bernabeu, a quella dell’ultimo San Siro.  Seicentosessantuno giorni in discesa, una discesa lenta a tratti, veloce in molti altri.
Ma quali i motivi di questa ecatombe nerazzurra?
Proviamo a ritrovarli in questi cinque, semplici, punti.

Fonte: Flickr by AMbrosiana Picture

1- Cessioni:  “Squadra che vince non si cambia” sarà pur vero, ma fino a un certo punto. E soprattutto in un calcio che non è più il nostro.
L’Inter piglia tutto, quella del Triplete e del Mago Josè, andava stravolta, dal primo all’ultimo uomo. Oggi a contare non è più l’attaccamento alla maglia o la gratitudine, almeno non quanto la voglia di vincere e la fame. Quella fame che, necessariamente, i vari Sneijder, Milito e Maicon dovevano saziare ben lontano da Milano. Con buona pace del patron e di quanti sarebbero arrivati al loro posto per colmarne il vuoto.
In più, l’unica cessione importante, quella di Eto’o, è arrivata alla fine di una telenovela che poteva essere bene evitata, nei confronti di un calciatore che, forse, aspettava solo un passo dalla società..

2- Allenatori: Da Josè ad oggi, quante ne volete?
In principio fu Rafa; Benitez arrivò a Milano come un santone che doveva prolungarne la dinastia, per poi lasciarla come un ricercato che doveva sfuggire alle telecamere. Incomprensioni? Forse. Ma resta il fatto che lo spagnolo avrebbe meritato molto di più da parte della società, in primis, perchè non era capitato li per caso, e poi perchè durante la sua gestione arrivano comunque una Supercoppa Italiana ed un Mondiale per Club, trofeo che i nerazzurri non vedevano da 45 anni.
Stesso discorso può valere per Gasperini, ma senza vittorie. Il buon vecchio Giampiero aveva chiesto solo due acquisti; non solo Moratti non lo accontenta, ma preferisce cedere Eto’o, piuttosto che Sneijder, uno che, per quanto forte e determinante, poco o niente si sposava con la composizione tattica dell’impostazione Gasperiniana.
In mezzo fu Leonardo. Milanista convinto -e risaputo, ci mancherebbe- e manager da una vita. La panchina non gli piace ma lo affascina la vendetta contro i suoi ex dirigenti; vendetta che, nonostante gli ottimi risultati raggiunti sul campo, non arriverà mai.
Oltre al rifiuto del ‘Loco’ Bielsa, arrivato in estate, da registrare anche Ranieri. Ci mette la faccia ogni volta, e nonostante le sue speranze di permanenza, Moratti non ha mai speso una parola per lui ed il suo futuro.

3- Acquisti: Pochi, e sbagliati; tutto ciò che non dovrebbe essere. Ranocchia non è mai stato quello di Bari, Poli e Palombo non sembrano poter dare, al momento, il contributo fondamentale che dava Thiago Motta, Forlan non è manco lontanamente il giocatore visto in Spagna o con l’Uruguay. Se poi ci aggiungiamo che il vero Pazzini è durato sei mesi, e che Zarate non ha mai fatto nulla per farsi ricordare..

4- Occhio ai giovani: Ok che il nostro campionato e le nostre squadre non sono ricordate per dare ampio spazio alle nuove leve, ma quanti errori è possibile commettere in due soli anni?
Balotelli non è un ragazzo d’oro, o magari uno a cui dare tutte le chiavi dello spogliatoio, ma il suo talento non si discute. Ed alla fine in campo ci va il talento.
Santon è passato in poco più di un anno da fiore all’occhiello del vivaio nerazzurro, a peso sul groppone da togliersi al più presto.
Aggiungiamoci anche che Coutinho, fatto passare come talento assoluto, non ha mai dato prova di questa classe cristallina (anche per colpa di chi doveva mandarlo in campo) , e che i vari Castagnois, Jonathan o Alvarez hanno già lasciato Milano o lo faranno presto, e il quadro è fatto.
Ultimo, ma solo in ordine, il caso Viviano; con Julio Cesar oltre i trenta, un potenziale come quello di Viviano non può essere lasciato andare cosi. Troppo facile.

5- Oriali: Questione di gratitudine, solo quello. Cacciato troppo frettolosamente dopo la vittoria di Madrid, ora a Milano (almeno un pò) sentono la sua assenza. Schiavi anche di una dirigenza che non sempre ha mostrato di avere qualità, in campo o fuori.
Non diciamo sia un errore, ma siamo sicuri che un pò di rimorsi il buon patron ce li avrà.

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