Roma attenta: tra Zemanlandia e Floplandia non c’è che un filo

Piove sul Tardini di Parma, diluvia sulla Roma di Zeman.

Fonte immagine: www.pescaracalcio.com

Il giorno dopo la quarta sconfitta su nove partite disputate, in casa Roma si cercano i responsabili di una stagione cominciata male e che sta mettendo a dura prova la pazienza dei tifosi, ancora scossi dai traumi di luisenriquiana memoria e molto poco propensi ad un altro anno di transizione.

DIRIGENZA – Sotto l’occhio del ciclone, ancora una volta, il mercato. In tre sessioni di calciomercato, i dirigenti della nuova Roma americana (Baldini e Sabatini in primis) hanno portato a Trigoria la bellezza di 24 calciatori a cui si devono aggiungere i quattro “reduci” della gestione Sensi: Burdisso, De Rossi, Perrotta e Totti. Di questi nuovi acquisti, tanti giovani di belle speranze e veramente poche certezze. Per la panchina, si è puntato prima sul giovane intergralista Luis Enrique e poi sul vecchio integralista Zeman, sicuramente due modi diversissimi di fare calcio ma che hanno in comune una variabile: la necessità di “operai specializzati”, calciatori che eseguano alla lettera i dettami del loro credo tattico. La Roma, in queste due stagioni, da un lato ha difeso a spada tratta l’operato dei suoi allenatori (anche davanti a vere e proprie disfatte) ma dall’altro in sede di mercato ha raramente acquistato calciatori funzionali al loro calcio.

ZEMAN – Che l’arrivo dell’allenatore boemo abbia risvegliato l’entusiasmo dei sostenitori giallorossi non è di certo un segreto. Come non è un segreto che questo entusiasmo si stia lentamente esaurendo sconfitta dopo sconfitta. La Roma abbina un attacco delle meraviglie (il migliore della Serie A se si considerano nel computo dei goal anche i 3 a tavolino di Cagliari) ad una difesa che definire imbarazzante sembra essere quasi riduttivo (la peggiore della Serie A). L’allenatore non può non essere responsabile delle 19 reti subite in 9 partite (più di due a partita), reti che riaffiorano quasi identiche partita dopo partita, come un deja-vu. Tra il Paradiso (l’attacco) e l’Inferno (la difesa) c’è un Purgatorio (il centrocampo) affidato ai piedi di Tachtsidis, un ventunenne greco con alle spalle un solo anno da protagonista in Serie B. Troppo poco per una squadra che punta all’Europa, anche se c’è da dire che pure il campione del mondo De Rossi sembra un lontano parente di quello che pochi mesi fa, in Polonia e Ucraina, trascinava l’Italia nella finale di Euro 2012.

SQUADRA – La colpa è di chi va in campo, si dice. Niente di più vero. Probabilmente sono proprio i calciatori la più grande delusione di questo avvio di stagione. Non solo per il loro rendimento individuale: a parte il Piris delle prime partite ed il Tachtsidis di tutte le partite disputate fino ad ora, nessuno è sembrato palesemente inadatto a giocare con la Roma. Il problema è a livello collettivo, la Roma non sembra essere una squadra. La difesa (che ha un’età media di 23 anni) non comunica e troppo spesso le reti avversarie nascono da malintesi o da movimenti non armonici di uno o due giocatori che inevitabilmente finiscono per imbrogliare i compagni di reparto e lanciare gli avversari verso la porta difesa dal povero Stekelenburg. In questa prima parte di campionato ad uno strepitoso Totti, ad un finalmente decisivo Lamela, ad un’instancabile Florenzi e ad un affidabile Castan si sono contrapposti un disastro tattico collettivo ed una impressionante incapacità di comunicazione tra i reparti. I numerosi harakiri (con Bologna e Udinese in primis) sono, purtroppo, la triste conferma di una situazione che stenta a decollare. Se ne è reso conto anche capitan Totti che subito dopo la sconfitta di Parma ha dichiarato: «Non funziona niente, non facciamo quello che ci chiede il mister e non riusciamo ad ottenere quello che vogliamo. La colpa è della squadra, siamo noi quelli che vanno in campo. È un momento negativo, dobbiamo stare tutti uniti e cercare di uscirne». I tifosi romanisti si augurano che la luce in fondo al tunnel non sia troppo lontana e che Zemanlandia non si trasformi in Floplandia.

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