Buffon: “Ho pensato all’addio. Non paro i rigori? Ho goduto contro l’Uruguay…”

Era Antonio Conte, era quello che aspettavo. Mi disse cose belle e importanti. Nella stagione precedente, che era la prima della presidenza Agnelli, nel girone d’andata non avevo giocato per infortunio e nel ritorno non ero io: avevo la testa da un’altra parte. Pensavo che fosse giunto il momento di cambiare, di lasciare la Juve. Io ho sempre avuto un grande senso di responsabilità: beh, l’avevo smarrito. Poi, io e i nuovi dirigenti ci siamo conosciuti bene e sono cambiati i loro giudizi su di me. Avere la maturità di ricucire i rapporti dopo alcuni screzi ti unisce ancora di più. Quella telefonata fu importante e da quel momento sono più juventino di prima“. Esordisce così, in un’intervista esclusiva alla Gazzetta dello Sport, il portiere della Nazionale Gianluigi Buffon.

Fonte: Tommaso Naccari
Fonte: Tommaso Naccari

Buffon da un anno lei ha anche la fascia al braccio. È cambiato qualcosa? 
“La fascia mi spinge a fare di più certe cose, a dialogare con i compagni, a sfruttare la mia esperienza. Anche per questo motivo in America ho voluto parlare del rischio della pancia piena: era un discorso spensierato, ma oculato. Nei pronostici sento dire che non siamo i probabili favoriti, ma i sicuri vincitori: e questo non è vero. Chi fa sport sa che la determinazione è un fattore determinante che sposta gli equilibri. Ognuno di noi deve sentire la voglia di mettere un mattoncino anche fuori dal campo”.

Chi le ricorda Tevez? 
“Nessuno, perché è unico. È un trascinatore, ha cattiveria: avevamo bisogno di un campione così. Poche parole, molti fatti: questo è Carlitos. Volendo fare un paragone, ha la forza di gambe di Cassano: non lo sposti in nessun modo. E poi è simile a Vucinic, magari meno estroso ma più goleador. Si è fatto subito voler bene umanamente, altra cosa molto importante”. 
Un ventenne forte come Pogba l’aveva mai visto? 
“Fa paura. Adesso dipende solo da lui se fare una carriera ottima o una carriera unica. Ma la sua testa mi piace molto. Gioca per divertirsi e farsi ammirare: atteggiamento bellissimo. È un ragazzo adorabile, speciale” 

Il giovane Paul ha la testa del giovane Buffon? 
“Sì, mi rivedo in lui. Però il suo atteggiamento è migliore: io a volte ero un po’ sbruffone ed eccedevo. Ecco, io avevo la stessa voglia di far vedere quanto fossi bravo”.

La infastidisce che a ogni bella parata di Marchetti qualcuno la voglia pensionare in Nazionale? 
“No, fa parte del gioco. Io ho grande stima di Marchetti e Sirigu. Lo sport è competizione: se mi manca la competizione io muoio. Da ragazzo magari mi infastidivo se qualcuno metteva in dubbio il mio ruolo, adesso mi serve”. 

Però si è arrabbiato quando le hanno detto che non para i rigori 
“Quello è un discorso diverso: c’è gente che non sa di cosa parla. Come percentuale di rigori parati sono nella media. Poco tempo prima della sfida con la Spagna ne avevo parato uno nelle qualificazioni al Mondiale, all’Europeo le cose erano andate bene. Ho goduto perché tre giorni dopo Dio ha voluto che si andasse ai rigori contro l’Uruguay e che io ne parassi tre”. 

Dopo la vittoria in Supercoppa, siete partiti bene in campionato. A Marassi lei ha fatto solo una parata. 
“Siamo ancora all’inizio, non abbiamo fatto nulla. Non eravamo in crisi prima della Supercoppa e non siamo imbattibili adesso”.

Antonio Conte
Antonio Conte Fonte: Davide Denti

 

La Champions è solo un sogno? 
“La Juve è competitiva, ma non basta. Ci vuole fortuna nei sorteggi: chissà cosa sarebbe successo se avessimo affrontato il Bayern in finale e non su due partite. Però è giusto riconoscere che ci sono tre o quattro corazzate che sono favorite rispetto a noi. Detto ciò non respingiamo la responsabilità di fare il massimo anche per rappresentare bene il calcio italiano”. 

Ha detto che rinuncerebbe a qualche anno di carriera per vincere la Champions. E a cosa avrebbe rinunciato per trattenere Conte, che sembrava vicino all’addio alla Juve? 
“Avrei rinunciato volentieri a un paio di settimane di carriera”.

A proposito di Conte, l’impressione è che nelle ultime settimane l’allenatore vi abbia concesso qualcosa: due sere libere a Miami, due giorni di riposo e solo tre di allenamenti prima del debutto in campionato. 
“È un gioco di equilibri che può dare ottimi risultati se ci sono intelligenza e professionalità da parte di tutti. È giusto dare se si riceve”. 


Lei e Conte parlate di queste cose? 
“Sì, ci confrontiamo ogni tanto: è giusto quando c’è stima tra due persone. Un piccolo compromesso bisogna trovarlo. E io spesso faccio da cuscinetto tra lo spogliatoio e lo staff tecnico. Rispetto alla tournée americana di due anni fa, stavolta Conte ci ha concesso qualcosa magari per vedere se la sua manica larga sarebbe stata ripagata”.

Manica larga? Stiamo parlando dello stesso Conte? 
“Per lui una sera libera è manica larga…”.

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