Calcioscommesse, “lo zingaro” Gegic si costituisce: “Mai visto né sentito Conte. Mi hanno offerto dei soldi per parlare di lui…”

Una delle figure chiave dello scandalo calcioscommesse, Almir Gegic, si è costituito.

Antonio Conte Fonte immagine: ViolaChannel.tv

Il serbo, ritenuto tra i capi del gruppo degli “zingari”, è stato preso in consegna nella serata di ieri, dal servizio centrale operativo della Polizia e della squadra Mobile di Cremona all’aeroporto di Malpensa. Gegic, stanco di una latitanza che durava dal 2011, ha deciso di costituirsi. Ecco l’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport:

SULLA LATITANZA – Non è vita questa, mi nascondo da troppo tempo. L’errore più grave che ho commesso è stato quello di non costituirmi subito. Volevo farlo, ma una volta mi hanno detto di aspettare e poi mi è stato consigliato dagli avvocati di non farlo. Non ce la facevo più. Il peggio è che sto distruggendo la vita di mia moglie e soprattutto di mia figlia. Andavo e venivo dall’Italia e alla dogana nessuno mi fermava. Una volta un gendarme mi ha detto: ‘Ma non c’è un mandato su di te?’. E io: ‘Penso di sì’. Siamo andati a bere un caffè. Un’altra volta, quando ero già ricercato, sono partito dalla Serbia in auto con la mia famiglia e ho attraversato l’Italia. Mi si è rotto il cambio e ho chiamato i soccorsi. Nel frattempo si è fermata la polizia. Mi son detto: ci siamo. Ero quasi sollevato. Invece manco mi hanno chiesto i documenti”.

“MAI TRUCCATO PARTITE” “Qui le voci arrivano distorte: mi vedono come un mafioso, ma non ho mai truccato personalmente partite o minacciato qualcuno. Compravo informazioni per scommettere e basta. Sono pronto a pagare e a dire tutto quello che so. Le scommesse sono una brutta malattia e io ho smesso. Faccio qualche schedina da 10 euro, guardo le partite in poltrona. Stop”.

MISTER X “Io e Hristiyan(Ilievski, ndr) abbiamo incontrato un paio di volte un signore sulla sessantina, alto meno di 1,80, un po’ sovrappeso. Quasi pelato, ma senza capelli non perché si rade come me. Ce l’ha presentato Bellavista. Aveva più di 10 telefonini. Ci siamo visti all’hotel Tocqueville, quello nel centro di Milano dove vanno i calciatori. Non ricordo il nome, ma se vedo la sua foto lo riconosco di sicuro. Voleva venderci gare combinate di Serie A. Dove erano coinvolte squadre del Sud: Catania, Palermo, Lecce, Napoli… Ci diceva: ‘Andate sul sicuro con me’. Ma voleva 600 mila euro per le informazioni. Troppi”.
SU CONTE – Carobbio ci ha detto che nello spogliatoio del Siena scommettevano quasi tutti. Una tv mi ha persino offerto 5 mila euro per un’intervista se parlavo anche di Conte. Come se le conoscessi. Ho rifiutato. Non ho nulla da dire su di lui: mai visto, mai sentito, mai provato a contattarlo, ma soprattutto non ho bisogno di soldi per parlare di quello che so”.

MAURI – “Non l’ho mai incontrato. Lo ha fatto Hristiyan? Può darsi, lo dirà al magistrato. Perché anche lui si consegnerà. Io giocavo in quel periodo nel Chiasso, dovevo allenarmi. Hristiyan aveva molti altri contatti, si muoveva anche senza di me. Ho letto di Zamperini: ecco di quel filone so poco come di quello barese. Certo, ero a conoscenza che Masiello e altri erano avvicinabili. E non escludo la presenza di una banda ungherese: il mercato delle scommesse attira molte persone che vogliono fare affari e diversi calciatori non si fanno scrupoli a piazzare le informazioni su più tavoli. Chiedete a Gervasoni. Mi ha parlato spesso di due fratelli di Verona. Sì, i Cossato. Mi diceva che scommettevano e chiedevano le partite fatte. E poi avevano un loro giro. E comunque Gervasoni spesso ci portava da altri giocatori. Ha fatto così con Micolucci, mi ha presentato anche Bertani. Ma lui gestiva bene il tutto, sapeva dove bussare”.

ERODIANI – “Lo conosciamo tramite Bellavista. Ci dice che aveva un portiere in mano (Paoloni, ndr), e sapeva da alcuni giocatori dei risultati sicuri in A. Hristiyan gli dice che vuole conoscere questi calciatori. In autostrada da un pulmino scendono tre tipi e li spaccia per Vives, Corvia e Ferrario. Almeno così mi pare. Comunque tre del Lecce.A casa guardiamo le foto su internet e Hristiyan scuote il capo: ‘Non sono loro, ci vuole fregare’. Così quando ci dice che Genoa-Lecce sarà un pari con Over non mettiamo un euro. Il bello è che quella gara finisce 2-2. Erodiani allora rilancia per Inter-Lecce e assicura un 1 con Over 3,5 (almeno 4 gol di scarto, ndr.). Ci mette in contatto con un finto Corvia su Internet. Hristiyan non è uno sprovveduto, sapeva persino che tatuaggi aveva Corvia. Quando gli chiede di mostrarli, l’altro non sa che fare. Era l’ennesima bufala, poi ho letto che quel tizio era Paoloni. Noi da Inter-Lecce siamo stati alla larga. Altri hanno preso la batosta”.

“LE SCOMMESSE SONO UNA MALATTIA” – “Molti calciatori iniziano per scherzo, hanno soldi da spendere. Poi è come una droga. E allora chiedi in giro ai tuoi colleghi, cerchi di sapere quale gara è sicura. In Italia da sempre le ultime partite sono un mercato. Prima delle scommesse erano solo favori sportivi: quest’anno serve a me, poi magari a te. L’arrivo delle scommesse ha destabilizzato tutto. Ci sono presidenti che così mettono a posto i conti. Il problema vero è la criminalità, quella tosta”.

ASIA – “In Asia si possono puntare cifre incredibili, senza controllo. A Singapore sulle gare italiane di Serie A è possibile puntare sul live anche 15 mila euro alla volta. In venti minuti si possono mettere un sacco di soldi. E la quota di un Over se non ci sono gol, si alza. Ecco perché spesso nelle intercettazioni si raccomanda di restare 0-0 il più a lungo possibile. Per farlo bisogna coinvolgere molti giocatori. Ma se alle spalle di tutto c’è qualcuno disposto a mettere sul tavolo 10 milioni su una gara, secondo voi non farà di tutto per avere la certezza di quel risultato? Le scommesse sportive sono una piaga mondiale. Non so come si possano fermare. Vietarle credo sia impossibile. Chi ferma l’Asia? Bisogna blindare i giocatori, i dirigenti, gli arbitri. Dipende tutto da loro”.

RICICLAGGIO – “Mi hanno accusato di riciclaggio. Ma quale riciclaggio? Sul conto avevo 12 mila euro e nell’altro ce n’erano meno. Al Chiasso ne guadagnavo 5 mila al mese puliti, avevo i pranzi pagati. Potevo mettere via qualcosa e scommettere massimo 5-10 mila euro? I soldi per le informazioni li metteva Ilievski. E se pensavano che riciclassi e girassi con 2-3 milioni nell’auto, perché non mi hanno mai fermato prima?”.

ILIEVSKI – “Dovrebbe costituirsi anche Hristiyan: è stanco come me. Magari avrà la faccia da delinquente, per via della cicatrice, ma non lo è. La storia che minacciavamo la gente è una ca**ata. Ora che torno spero si chiarisca tutto. Voglio mettermi alle spalle questa vicenda. Con la giustizia non avevo mai avuto problemi”.

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