Il Campionato secondo Soccermagazine: Il vocabolario ‘stramacciato’

Le parole, ce lo insegnano gli antichi, sono l’arma peggiore, quella che può far più male, che non dura un attimo, che ti coglie nel profondo.
Sono le stesse che il campionato di Serie A, giornata dopo giornata, sta provando a toglierci.
Prima ci ha provato il Signor Preti, quando erano passati appena diciotto secondi dal fischio d’inizio di un Juventus-Inter palpitante dal primo all’ultimo minuto; poi ci ha provato Stramaccioni quando, in diretta Tv, fa sapere a tutta l’Italia che dal suo vocabolario non solo era stato cancellato l’aggettivo ‘Provinciale’ – annessi e connessi inclusi -, con buona pace di mister Mondonico, ma ora anche il sostantivo ‘Spensieratezza’, usato con tanta buona fede dal signor Marotta il giorno prima.

Andrea Stramaccioni – Foto inter.it

Diamo a Cesare quel ch’è di Cesare, anzi ad Andrea quel ch’è di Andrea; l’Inter vista allo Juventus Stadium è stata tutta tranne che spensierata.
Piuttosto, aveva il chiodo fisso di interrompere una striscia di risultati utili consecutivi più lunga del codino di Palacio, lo stesso Rodrigo che, con l’aiuto di un Milito in forma mourinhiana, ha deciso il match; e menomale ch’è finita cosi (non ce ne vogliano i tifosi juventini), sennò immaginavate un’altra settimana di strascichi e polemiche arbitrali?
Adesso sono entrambe li, distanti un punto solo, eppure cosi lontane; la Juve si affaccerà al primo vero ostacolo della gestione Conte, l’Inter alla capacità di gestione di un ragazzo lanciato in pasto ai leoni qualche mese fa e che i leoni li sta domando come il migliore erede della famiglia Orfei.

 

 

Dietro di loro un po’ di spazio, grazie al Napoli abulico e scialbo visto al San Paolo contro i dirimpettai granata del Torino, che invece, gagliardi e preparati come il loro allenatore, mostrano una delle migliori versioni del loro formato trasferta.
Nessuna parola sull’ “infortunio” di Aronica; al di la di quell’episodio, la banda Mazzarri non meritava di portarsi a casa tre punti regalati dalla buona sorte e da un Cavani che tornava a farsi sentire col suo settimo squillo stagionale.
Sopra di lui, squilla più forte la giovane stella di El Shaarawi che col suo nono gol e una prestazione strepitosa trascina il Milan al roboante 5-1 contro il Chievo, che allunga il respiro di Allegri ed è il primo scalino per una risalita sperata da tutti.
La risalita, forte, la sta facendo invece Firenze e la sua Fiorentina; era dai tempi di Spalletti e la sua Roma che non si vedeva nel nostro campionato una squadra giocare cosi bene.
Classe, tecnica, voglia di giocare insieme, uomini giusti al momento giusto, un fuoriclasse trovato – Jovetic – e uno ritrovato – Toni -, e un allenatore, Vincenzo Montella, già sulla bocca e sui taccuini di mezza Europa e che sembra destinato ad un sicuro e vincente futuro.

 

 

Gli allenatori, si sa, ci mettono la faccia; meglio degli altri ce l’ha messa ieri Vladimir Petkovic dopo il disastroso 4-0 subito ai danni di un esuberante Catania che s’è riscattato al meglio dopo gli infausti episodi di un turno fa.
La Lazio, dal canto suo, attraversa il primo momento di difficoltà di questa gestione proprio quando è in programma, domenica prossima, il derby con una Roma che è tornata a sorridere col roboante 4-1 sul Palermo e col 219° gol del suo capitano in Serie A.
Soli due punti a dividere le due squadre capitoline; domenica chi ha il coraggio di non sintonizzarsi sulle frequenze della Città Eterna?
Gli altri sorrisi di giornata se li regalano Cosmi, Colantuono e Stroppa che restano aggrappati al loro lavoro e alle loro panchine, ed anche Diamanti e Di Natale, uomini di classe che decidono Bologna-Udinese senza farsi troppo male.

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