Il Campionato secondo SoccerMagazine: se il Top Player ce l’hai già

Una intera estate ad inseguire; uno che metta la palla dentro, oppure uno che sappia difenderla dalle offensive avversarie.
Un nome preciso, uno qualsiasi, forse questo ma alla fine quello, accontentiamoci.
L’ultima estate italiana s’è ridotta alla terminologia d’oltremanica che nei nostri vocabolari – già troppo ricchi, per carità – ci ha fatto entrare un nome nuovo, un Top Player, colui che, da salvatore della patria, dovrebbe cambiarti il giorno, la stagione, forse la vita.
Un’intera estate ad inseguire, eppure, opinione diffusa, non ne è arrivata nemmeno l’ombra.

 

 

Il nostro popolo, però, è solito al non arrendersi; e poco importa se l’economia non gira, se il nostro calcio non ha più l’appeal di vent’anni fa, se le tassazioni estere sembrano essere il limbo (ma per quanto?) preferiti da calciatori di mezzo mondo.
La terza giornata del campionato ci regala tre squadre al massimo del regime; Juventus, Lazio e Napoli tengono stretta l’Italia da cima a fondo, esaltano, vincono e convincono.
I bianconeri ballano per 45′, come mai da due anni a questa parte, ma la fortuna aiuta gli audaci e Vucinic e Asamoah audaci lo sono davvero; basta mezz’ora per ribaltare il risultato, incassare i tre punti e mandare una cartolina di saluti sotto il Big Ben, testimone delle prossime gesta juventine.
Nel lunch match era stata la Lazio a mandare un chiaro segno al campionato; ci siamo e – toccate tutti ferro – ci saremo.
Anche qui, bastano due Top Player; Hernanes prima, Klose poi, ancora Hernanes alla fine confezionano il 3-1 finale, e tutti a mangiare tranquilli.
Due, tre, anzi facciamo quattro. È quello che forse pensano a Napoli quando si parla di Top Player; Cavani e Hamsik le due certezze, Pandev il quid in più, Insigne uno che tra qualche anno il mondo potrebbe invidiare.

 

 

Milito e Sneijder. Fonte: inter.it

La terza giornata lascia in consegna il ritorno al gol di Luca Toni, favola che solo gli intenditori possono apprezzare, e di Alberto Gilardino; bomber che al caro vecchio Berbatov non hanno nulla da invidiare, se non le lunghe bizze contrattuali e gli ingaggi sontuosi. Non ce ne voglia il bulgaro.

Le prodezze di Jovetic sembrano fatte apposta per rispondere a chi addita all’Italia un campionato senza talento; al montenegrino vincente si aggrega Diego Milito; altro che Van Persie e Drogba, quando il principe si ingegna tutti gli altri possono stare solo a guardare. Chiedere a Gillet.
E poco importa se la magia di Lamela non evita un clamoroso tracollo alla Roma, quella di Caprari l’ennesima sconfitta al Pescara, quella di Immobile non porta tre punti al Grifone; se il Milan crolla in casa come non accadeva da 82 anni sotto i colpi di un’ottima Atalanta, se Palermo e Cagliari danno vita ad un anticipo che fa sonnecchiare o se le difese sono dure come non hanno mai visto negli altri campionati.
Il calcio italiano è vivo, con la speranza che tutto questo possa valere anche al di fuori dei confini nazionali che la settimana davanti a noi ci proporrà; che sia Champions o Europa League.

 

 

Una intera estate ad inseguire, e non sapere che quello che si cerca si ha già in casa.
Forse allora è vero che “quel che di buono si ha sotto agli occhi non è facile a vedersi“.
Ma basta solo aspettare.

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