Inter, Zanetti a Radio Deejay: ” ‘Giocare da uomo’ vuol dire essere leali. Punto tutto su Alvarez”

E’ stata un’intervista a tutto tondo quella che ha visto protagonista Javier Zanetti, ospite stamattina a DeeJay Chiama Italia. Il capitano dell’Inter, invitato per presentare il suo libro ‘Giocare da uomo’, ha risposto alle domande di Linus e Nicola Savino riguardo tutto, dalla sua storia in nerazzurro alla famiglia.

 

Javier Zanetti. Fonte: inter.it
Javier Zanetti. Fonte: inter.it

CAMPO – La prima domanda non poteva che essere sul suo recupero lampo, infortunato al tendine d’achille sinistro 28 aprile a Palermo e in panchina ieri, 3 novembre, a Udine: “Sono tornato con il lavoro con i fisioterapisti e i preparatori, ce l’ho messa tutta soprattutto per recuperare bene“. Lui è un giocatore che parla in campo? “Non tantissimo, perchè devo correre. O faccio una cosa o l’altra“.
I giocatori di adesso sono più forti dal punto di vista muscolare, a volte allenando anche muscoli inutili. A proposito di questo il capitano nerazzurro ritiene che “la forza, soprattutto nelle gambe, è fondamentale perchè puoi evitare tanti infortuni“. Tant’è che lui alla pressa fa “190 kg, con una gamba“. E’ una caratteristica che dice di ave sempre avuto “soprattutto quando sono arrivato in Italia. Con il professore Bordon, ora preparatore atletico dell’Udinese, ho iniziato a fare questo programma di forza che mi ha aiutato tantissimo“. E come fa allora con gli abiti normali, soprattutto i pantaloni? “Trovo grande difficoltà quando vado a provarli, soprattutto i jeans. Delle volte – ammette Zanetti – mi metto dei pantaloni che sono talmente stretti che quando devo andare magari a qualche evento penso ‘ora se mi devo sedere si strappano e faccio una figura!’. Tante volte ci penso e tante volte ne porto un paio in macchina per qualsiasi cosa succeda“.

 

LIBRO – Immancabili i quesiti su ‘Giocare da uomo‘, libro che parla della sua carriera, cominciata in Argentina e da molti anni stabile a Milano. I suoi ricordi sono stati raccolti e riordinati dal giornalista Gianni Riotta in un tempo abbastanza ampio: “Ci abbiamo messo quasi un anno. Gianni, che è venuto a casa mia tante volte, a dicembre è venuto in Argentina con me a vedere il mio quartiere dove abitavo, a conoscere la mia realtà di quando ero bambino e da lì è nato tutto questo racconto che secondo me è venuto molto bene“.
Inevitabile la domanda sul titolo del libro: “Giocare da uomo vuol dire giocare con i valori che ho imparato fin da bambino: dignità, essere leali. Io sono cresciuto con questa cultura e soprattutto con questa educazione che mi hanno dato i miei fin da bambino“.

 

Fonte immagine: Steindy su wikipedia
Fonte immagine: Steindy su wikipedia

FAMIGLIA – Zanetti rappresenta da sempre la faccia pulita del calcio italiano e la sua famiglia ne è sempre stata un esempio. Ma lui è argentino: ha mai pensato di tornare indietro con moglie e figli? “Sinceramente no. A questo punto è difficile perchè quasi metà della mia vita l’ho vissuta in Italia. Sia io che la mia famiglia ci troviamo benissimo qui dove siamo ed è difficile tornare, soprattutto per la realtà che sta attraversando l’Argentina“. Alla domanda riguardo a quale lingua usa nei suoi sogni risponde: “in entrambe le lingue, io credo che l’importante è che dopo si faccia realtà. Tante volte tutto quello che ho sognato ho avuto fortuna ed è diventato vero. Speriamo che continui così“.
Una conferma anche riguardo il giorno delle sue nozze e il fatto che si sia allenato anche quel giorno: “è la realtà. Io mi sono sposato il 23 dicembre del ’99, e  quando noi andiamo in quella settimana a dicembre sempre ci portiamo un programma per non perdere la condizione. Proprio quel giorno lì mi toccava allenarmi! Ho fatto prima il matrimonio, il brindisi, le foto… Dopo di che ho detto ‘scusate, mi devo allenare!“.

 

ARGENTINA – Qui nel nostro campionato ci sono decine di giocatori provenienti dall’Argentina, secondo Zanetti “perchè c’è questa cultura calcistica: giochiamo sempre tanto, se tu vedi per le strade ci sono tanti campetti, tantissimi bambini che vanno dietro un pallone. Siamo cresciuti così“. Ma di questi argentini quanti ne conosce, e su chi punterebbe tra i giovani? “Li conosco quasi tutti. Io punto su Alvarez. Quest’anno sta avendo tanta continuità, è stato un anno difficile l’anno scorso – confessa il capitano nerazzurro – perchè fra infortuni e i problemi che avevamo noi come squadra, che purtroppo le cose non andavano bene, lui ha dovuto sopportare i fischi. Però lì ha mostrato grande personalità e credo che quest’anno sta dimostrando tutto quello che sa fare: giocare a pallone, che lo sa fare molto bene“.
Domanda d’obbligo per uno dell’albiceleste: Messi o Maradona? “Maradona è stato il più forte della sua epoca e Messi è il più forte in questo momento. Maradona l’ho avuto come allenatore, con Messi ci ho giocato e posso dire che tutto quello che ha fatto e che sta facendo è straordinario“. Secondo Javier, la grande forza di Messi sta nell’avere “un’abilità, una velocità con la palla tra i piedi che se tu dici ‘sì, gliela tolgo’ lui tic! e te la tocca di sinistro. Pensa a me che nella semifinale di ritorno (contro il Barcellona, Champions League 2009/10, n.d.r.) ero diffidato. Giocavo a sinistra e con di fronte Messi. Ero nel Camp Nou, strapieno, una volta mi scappa via. Eravamo Samuel e io diffidati, nel Camp Nou. Messi una volta non è che ti può andare via, ti va via! Ci è andata bene“. Mentre rivela che Maradona da allenatore era “uno molto grintoso, soprattutto con la parte emotiva: lui ci voleva trasmettere tutte le sensazioni che lui ha vissuto quando indossava la maglia della nazionale a tutti noi“.

 

Facchetti presenta Zanetti e Rambert - Fonte: wikipedia.org
Facchetti presenta Zanetti e Rambert – Fonte: wikipedia.org

INTER – Infine si è parlato molto anche della Beneamata, squadra in cui Zanetti milita ormai dal lontano 1995. Il suo inizio, come molti sanno, è stato molto in sordina: “All’epoca c’era la regola che potevano giocare 3 stranieri. C’era Paul Ince, Roberto Carlos, Rambert: io ero il quarto. Io arrivavo, ero uno sconosciuto e dovevo farmi conoscere“.
In questi quasi 20 anni di Inter, il momento più alto della squadra è stato con Josè Mourinho in panchina. Zanetti riguardo allo Special One dice che era “un grande. Un vincente, uno con grande personalità. Per uno che non lo conosce pensa che al di fuori è arrogante. Invece anzi, quando sapeva che doveva stare vicino a un giocatore ci stava. Era anche uno molto preparato“. Piccolo aneddoto sulla semifinale di ritorno con il Barcellona nella Champions League del 2010: il capitano nerazzurro, durante l’incontro si è avvicinato a Eto’o dicendogli “dai dai manca poco“, quando era il 27′ del primo tempo. “Sì è vero, – rivela Javier – però lui non aveva capito che era alla fine del primo tempo. Mancava un’eternità, quella partita era eterna”.
In questi anni di nero e blu, Zanetti ha ben chiaro chi è l’allenatore che ha gridato di più tra un tempo e l’altro: “Mazzarri. Però delle volte fa bene, perchè se ti rilassi nel calcio non italiano, ma mondiale, le partite possono cambiare da un momento all’altro. Mourinho era uno che leggeva bene le partite, nell’intervallo anche lui urlava. Tutto quello che si scriveva nel taccuino dopo te lo urlava“.
Parlando del suo futuro fuori dal campo da gioco, il jolly interista confessa che “la mia speranza è di rimanere sempre  legato a questa grande famiglia“, mentre per quanto riguarda l’allontanamento parziale di Moratti assicura che “lui rimarrà, perchè il suo sentimento sarà sempre insieme a noi. Adesso sarà affiancato da altre persone, però credo sempre per il bene di questa grande società“.

 

Un’intervista ricca, che ha regalato uno Zanetti inedito per alcuni aspetti, ma fondamentalmente lo stesso osservato in campo: un gigante di professionalità, serietà e sincerità.

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