L’Italia non è un paese per giovani

La parafrasi del titolo del film dei fratelli Cohen è voluta: l’Italia non è un paese per giovani (calciatori). Dobbiamo farcene una ragione.

 

Nonostante si sbandieri da più parti la volontà di ringiovanire le rose, di svecchiare e di abbassare l’età media delle formazioni, di volta in volta i fatti smentiscono le idee. Perché, con giovani potenzialmente validi e titolari nella Nazionali di appartenenza , si preferiscono calciatori in la con gli anni e/o di dubbio talento?

 

Fonte immagine: Pescaracalcio.com
Fonte immagine: Pescaracalcio.com

Partiamo così dalla società che più di tutte, dallo scorso anno, punta al ringiovanimento della rosa per ripartire: il Milan di Allegri. Le cessioni (dolorose) di Ibrahimovic e Thiago Silva unite alla “cacciata” di molti senatori (vedi Seedorf, Gattuso e Ambrosini), sono state giustificate dalla dirigenza con la volontà di voler abbassare l’età della squadra (e di ripianare il bilancio, ovviamente). Le esplosioni di El Shaarawy, De Sciglio e Niang, unite all’acquisto di una giovane star come Balotelli, avevano fatto ben sperare i tifosi milanisti oltre che per il presente, per un futuro radioso. A squarciare, però, il cielo terso su Milanello ci ha pensato lo stesso Galliani che qualche giorno fa ha dichiarato il Faraone ‘cedibile’ a fronte di una cospicua offerta, ed inseguendo i sogni Tevez (ormai della Juventus) e Kakà: ottimi calciatori, ma tutto fuorché giovani.

 

Da una sponda all’altra del Naviglio l’Inter si è invece, di recente, resa protagonista di due cessioni passate ai più in sordina. I giovani rampanti dell’Under 21 di Mangia, Caldirola e Donati, sono passati dai nerazzurri (che ne detenevano i cartellini dopo i prestiti a Brescia e Grosseto) rispettivamente al Werder Brema e al Bayer Leverkusen. La cosa che fa più riflettere (e storcere il naso, ad esser sinceri) è la motivazione che ha spinto la società di Moratti a vendere due ragazzi di ottima prospettiva andando, però, a rinnovare i contratti di Samuel (35 anni) e Zanetti (capitano quarantenne con un pesante infortunio da recuperare). Il tutto condito dalla presenza in rosa del mai amato Jonathan.

Rimanendo nell’ambito della nostra Under 21, e ancor più in particolare della formazione schierata in campo contro la Spagna in finale dell’europeo di categoria, spiccano i nomi di Verratti (centrocampista classe ’92, di proprietà del PSG), Borini (attaccante che da sempre fa la spola tra Italia e Inghilterra) e Immobile (attaccante di proprietà della Juventus che continua ad essere reputato “merce di scambio):  giovani di indubbie qualità ma non trattenuti dalle squadre del Bel paese.

 

Quello che, purtroppo, ancora manca in Italia è la voglia di inserire i ragazzi in impianti di squadra già rodati, come si fa da tempo in Inghilterra, Spagna e soprattutto in Germania. Basti pensare che nel super Bayern di Heynckes tra i titolari, al netto di infortuni, ci sono ben cinque calciatori provenienti dalla primavera (Lahm, Badstuber, Kroos, Schweinsteiger e Muller) e uno acquistato all’età di 15 anni (Alaba), affiancati da campionissimi come Ribery, Robben e Neuer.

Quando i nostri club capiranno che i nostri ragazzi valgono come e quanto i pari età delle altre nazioni, allora si che l’Italia sarà un paese per giovani…

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