Seria A: il pallone è sgonfio!

Profondo rosso. Non stiamo parlando del celebre film di Dario Argento, ma della situazione debitoria che affligge la nostra Serie A. 2,6 miliardi di Euro l’indebitamento raggiunto nel 2011, che si traduce in un incremento del 14% rispetto i 2,3 miliardi della stagione precedente.

Fonte immagine: flickr.com - lucam
Questa la cruda realtà immortalata nel “Report Calcio 2012” presentato all’Abi da FIGC, Arel e PricewaterhouseCoopers. Immediato il commento del ministro dello Sport e del Turismo, Piero Gnudi: “Il calcio è una grande realtà, ma io faccio il ragioniere e leggo bilanci molto preoccupanti. In altri ambiti, con quei numeri si parlerebbe di società prossime al fallimento. In effetti, lo scenario è ancor più allarmante se si analizzano le risultanze dell’impietoso confronto tra valore e costo della produzione. Mentre i costi, pari a 2,9 miliardi di Euro, fanno registrare un incremento rispetto alla stagione precedente dell’1,5%, si nota una flessione dell’1,2% sul lato  ricavi, che chiudono a 2,5 miliardi di Euro.

 

Le cause di tale dissesto, che si traduce in 428 milioni di perdita netta, sono da ricercare nella gestione scellerata dell’ultimo decennio che ha condotto ad un modello di business, quello attuale, non più sostenibile. Le entrate delle società professionistiche italiane sono prevalentemente fondate sugli introiti dei diritti televisivi che generano l’82% dei ricavi. Un altro 10% è costituito dai ricavi da biglietteria, fronte sul quale, però, si nota nella stagione 2011 una contrazione del 4%, rispetto alla stagione precedente, del numero di spettatori, scesi a 13,3 milioni e corrispondenti ad appena il 56% della capacità degli stadi italiani di serie A. Sul fronte bilanci, solo 19 società su 107 che partecipano alle leghe professionistiche chiudono in utile. Il dato, con il fair play finanziario alle porte, dovrebbe suonare come campanello d’allarme per l’intera industria. Ed invece, i presidenti delle società professionistiche italiane continuano ad individuare negli stadi di proprietà la panacea di tutti i mali. Ma sul tema, il governo prende le distanze: “Che la legge sugli stadi di proprietà sia una priorità per il mondo del calcio è indiscutibile – ha detto il ministro Gnudi -. Sono convinto che l’iter di questa legge vada portato avanti, anche per innescare nuovi investimenti da parte dei privati. Parliamo di 800 milioni di euro, utili alla crescita del paese. Ma si farà solo al termine di un percorso virtuoso, che per realizzarsi, però, ha anche bisogno che finisca queste crisi. Altrimenti anche con la nuova legge, sarà difficile trovare degli investitori”. Nel frattempo, sarà meglio individuare altri rimedi se si vuole scongiurare il rischio di trasformare quello che un tempo veniva definito il campionato più bello del mondo in una lega dilettantistica.

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