Esclusiva-Marco D’Amore: “Napoli città viva. L’Inter la squadra da battere”

Marco D’Amore ha maturato un’evoluzione artistica senza precedenti nell’ultimo decennio. Sin dai primi anni 2000 si è diviso fra il palcoscenico e il grande schermo, per poi arrivare al successo definitivo con “Gomorra – La serie”, da poco giunta alla conclusione. Attore, sceneggiatore e regista. Il tutto con una costante: il Napoli nel cuore, una fede spesso e volentieri dichiarata apertamente anche sui social. D’Amore ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine parlando dunque della sua squadra del cuore e non solo, trovando dove possibile qualche punto di incontro tra il cinema e il calcio italiano.

Marco D'Amore
Marco D’Amore

Da diversi anni sei in prima linea tra gli attori italiani e spesso e volentieri hai manifestato in giro per il mondo anche il tuo amore per il Napoli. Se dovessi scegliere un giocatore azzurro di oggi o del passato, anche come regista chi ti incuriosirebbe vedere in una scena sul set?

Devo dire che Ciro Ferrara ha sempre dimostrato una particolare verve, anche negli anni d’oro, al fianco di Maradona. Lo si vede in alcuni materiali di repertorio essere un ragazzo esplosivo, divertente. Poi la fortuna ha voluto che lo conoscessi e posso confermare che è una persona di grande spirito, che credo potrebbe far divertire molto magari in una bella commedia.

L’affermazione della squadra è vista sotto alcuni punti di vista come una rivalsa della città di Napoli: ritieni che Napoli-città abbia bisogno del Napoli-calcio per risorgere?

Secondo me dire che Napoli deve risorgere è perché la si considera sepolta. Secondo me Napoli è una città viva e lo sport è uno di quei veicoli di messaggi positivi attraverso cui la città può parlare. Però Napoli ha molte porte aperte sul mondo per far sentire la propria voce, in campo sportivo, culturale, artistico, scientifico! Quindi non credo che sia necessario parlare di un necessario risorgimento. Ripeto, lo sport è uno dei veicoli attraverso cui passano tante cose belle e positive. E ovviamente quando la squadra poi va forte è ancora più bello. Perché se si è insieme si alza il coro di una città che sappiamo tutti vivere anche di pallone.

Proprio sul finale del ciclo vincente della Juventus è tornata in auge l’Inter e come se non bastasse gli stessi bianconeri sembrano già in risalita. A questo punto, chi temi di più per il futuro?

Secondo me – e l’ho detto dall’inizio – l’Inter rimane pur sempre la squadra da battere. È vero che ha cambiato due uomini importanti, però li ha saputi sostituire degnamente. E poi ha messo alla guida un allenatore giovane e ambizioso che dopo aver fatto anni di esperienza e di risultati positivi a Roma aveva bisogno della grande piazza per esplodere. Questo mercato di gennaio ha segnato secondo me per l’Inter “il colpo di mercato”. Ovviamente per quanto Vlahovic sia importante, io penso che Gosens a sinistra sia un colpo davvero incredibile. Quindi è la compagine nerazzurra quella che mi spaventa di più, ma in chiave qualificazione Champions devo dire che questo rafforzamento della Juve, unitamente al Milan e all’Atalanta che spingono, mi spaventa. Però, ce la giochiamo a testa alta.

L’appartenenza territoriale è talmente sentita che molti tifosi azzurri si affezionano anche ai calciatori napoletani che giocano nelle altre squadre, ma oggi come oggi scambieresti Osimhen con Immobile?

Ovviamente no perché Ciro è diventato parte di un meccanismo di gioco preciso e puntuale che punta tutto su di lui. Lo ha fatto costruendo questo meccanismo nel tempo. Noi invece stiamo provando a fare la stessa cosa partendo alle spalle di un giocatore che gioca in maniera completamente diversa, con caratteristiche diverse. E soprattutto dando la possibilità ad un giovane, magari, di guardare alla carriera che ha fatto Immobile e provare a seguirne le orme in termini di goal e di prestazioni.

Nell’ultimo decennio, insieme al Napoli, c’è stata soprattutto la Roma all’inseguimento della Juventus. Spesso gli azzurri sono arrivati sopra ai giallorossi. Adesso che è iniziata l’era di Mourinho ti spaventa quello che può essere il futuro dei capitolini?

Non è che mi spaventi, penso che Roma sia una piazza calda in termini di tifoseria. Ambiziosa per quanto riguarda la presidenza e sicuramente con un grande condottiero come Mourinho che a mio avviso è uno dei migliori allenatori ancora oggi al mondo, in termini di palmarès, di esperienza, di capacità di leggere i giocatori. Quindi mi spaventa in generale la Roma. Così come mi spaventano tante altre squadre che sono ben attrezzate e che ci possono sempre contendere questa benedetta qualificazione in Champions di cui abbiamo bisogno come il pane.

Alcuni giocatori promettono di tingersi i capelli, Cavani disse che avrebbe accettato addirittura un anno di castità: tu cosa saresti disposto a fare in caso di vittoria dello scudetto del Napoli?

Io i capelli me li farei ricrescere, per dirti l’impossibilità della cosa. Molti se li tingono avendoli, io non ce li ho e me li farei ricrescere. Per lo scudetto del Napoli ci riuscirei, in un modo o nell’altro.

Per concludere: spesso la sensazione è che nel calcio la presunzione venga spacciata per personalità e l’incoscienza per coraggio, eppure vengono tutti divinizzati. Una volta il mister Prandelli ci ha detto che il calciatore viene visto quasi come un attore per l’aura di magnificenza che gli sorge intorno. Tu che lavori da decenni nel mondo dello spettacolo e della comunicazione, credi che i social abbiano stravolto il modo di intendere i propri fan ed estimatori?

Questa è una domanda molto complessa che apre riflessioni a vari livelli. Molto spesso trovo ingenuo pensare che da questi ragazzi che giocano a calcio possano arrivare chissà quali messaggi. Sicuramente loro devono sentire la responsabilità di essere continuamente sotto i riflettori. Di essere delle persone che fanno un mestiere bellissimo e per questo hanno una vita fortunata. Dunque possono veicolare molti messaggi positivi, però credo che siano altri gli ambiti da cui debbano arrivare esempi importanti. Io relego sempre lo sport all’intrattenimento, al divertimento, al passatempo, alla gioia. Non mi aspetto chissà quali lezioni, ecco.

Certo è che molto spesso, quando ad esempio li vedo accendersi in episodi di violenza o di reazioni, lì sono assolutamente contrario perché penso che non se lo possano permettere. Fatto salvo che ovviamente un gesto di stizza è umano ed è giustificabile, però a volte ci sono delle reazioni troppo violente e penso che loro se le debbano risparmiare e debbano stare attenti. Perché, appunto, loro parlano molto alla pancia dei tifosi. Perché quando si va allo stadio e quando si guarda la partita sono gli istinti più bassi quelli che ti dominano. E loro incredibilmente possono accendere dei piccoli focolai di reazione, di violenza, di esasperazione e questo non va bene.

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