Immobile e Insigne come Di Natale e Quagliarella: quanto conta Napoli nella Nazionale…

Il Vesuvio è pronto a proteggere la Nazionale e ad ombrare tutti gli avversari con la sua grande mole. Se qualcuno ci sperava, però, se lo tenga per sé: non laverà nessuno con il fuoco.

Fonte immagine: Илья Хохлов, Football.ua
Fonte immagine: Илья Хохлов, Football.ua
Anche in questa edizione dei Mondiali gli azzurri parlano abbastanza napoletano: nel 2010 furono in 5 a partire per il Sudafrica tra Cannavaro, Criscito, Bocchetti, Quagliarella e Di Natale; stavolta saranno in 3, ovvero Abate, Immobile ed Insigne, ma la sensazione è che il destino possa riservare loro esperienze migliori di quelle capitate ai pretoriani di Lippi.
Sembra una di quelle favole belle dove chi è stato costretto a masticare amaro poi prevale sugli altri e riesce a farsi amare da tutti. La storia di una delle città più bistrattate d’Italia, una città del Sud, rappresentata oggi soprattutto da quel tandem offensivo che in molti, nello Stivale, a prescindere dalla città di provenienza, vorrebbero vedere combattere per la nazione ai Mondiali.
E pensare che il cammino di Insigne ed Immobile ricordi molto proprio quello dei due attaccanti partenopei del 2010, Di Natale e Quagliarella: dopo aver fatto faville insieme nel club, la coppia si divide per poi ritrovarsi, non senza patemi per le paure delle esclusioni, nell’azzurro che più conta. Il capocannoniere del campionato ed il suo fido compagno (sempre nemesi di Giuseppe Rossi) in due coppie diverse, ma entrambe legate alla possibilità di mettersi in mostra troppo tardi, tuttavia remota nel caso di Immobile ed Insigne che godono palesemente della stima di Prandelli, che non creerà un altro dolciastro “caso Quagliarella” come quello di Italia-Slovacchia.
La spinta dei napoletani, intesi come calciatori e non, non può che far bene a questa Nazionale, dove un po’ di vitalità può accendere veramente quella scintilla che insieme alla coesione del gruppo è in grado di produrre grandi risultati. Insigne e Immobile possono essere le sorprese di questo azzurro Mondiale. E’ vero, la scelta di relegarli in panchina senza troppe spiegazioni nonostante il buon rendimento può non essere condivisibile, ma ha una sua logica se si pensa alla continuità di un progetto; stravolgere anche l’attacco all’ultimo momento, dopo le modifiche già apportate al corpo della Nazionale per i vari infortuni, sarebbe rischioso, senza contare che buttare subito nella mischia due giovani potrebbe anche sapere di un bruciamento di tappe forzate per loro, che magari, metabolizzando più lentamente l’atmosfera e tutto il resto, possono invece farsi trovare più pronti in seguito.
Gli scugnizzi sono l’arma segreta dell’Italia ai Mondiali, con buona pace di chi vizia il proprio pensiero per partito preso, pur avendo il senso delle proporzioni e delle misure. Ciro e Lorenzo come Fabio e Antonio: a San Gennaro si è già sciolto il sangue. Jamm bell, uagliù.
 
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