Paolo Cannavaro e la Nazionale: l’unica ragione per cui Prandelli non convoca in azzurro il fratello di Fabio

Da oltre due anni i napoletani si pongono un quesito che ancora oggi non ha trovato risposta. Il loro capitano, difensore di riferimento della squadra oggi in lotta per lo Scudetto e da anni in Europa, non è mai rientrato nei piani del ct dell’Italia Cesare Prandelli: nemmeno per un’amichevole o per le pre-convocazioni dell’Europeo. Ogni volta, al momento della stesura della lista azzurra, Paolo Cannavaro, tra l’altro giocatore dello stesso Prandelli ai tempi del Parma, non sa fornire una spiegazione a sé ed ai media.

Fonte immagine: Danilo Rossetti
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La Nazionale di Paolo Cannavaro doveva essere in teoria quella del 2010: sulla carta, infatti, Cannavaro poteva far parte del giro sin dall’inizio della gestione Prandelli; addirittura c’era chi lo voleva già mesi prima al Mondiale insieme al fratello o possibilmente al suo posto. Il ct però, pressato da quella che lui considerava una missione, ovvero risollevare le sorti dell’Italia a 4 stelline dopo il disastro sudafricano (tra l’altro ingigantito oltremisura dai media), optò per una linea prevalentemente verde, favorendo l’ascesa di molti giovani anche al posto di qualche giocatore maggiormente valido, ma non più di primo pelo; lo stesso portiere del Napoli De Sanctis non fu convocato nel primo anno di Prandelli, ed oggi è ancora in Nazionale solo per un caso, perché fu chiamato al posto dell’infortunato Viviano e per una questione di etica, nonché per una ragione tattica che ha fatto capire solo in un secondo momento al mister che è bene che il secondo portiere sia un uomo di esperienza, il selezionatore di Orzinuovi non può e non vuole defenestrarlo, e così, dal rientro di Viviano, si ritrova a chiamare 4 portieri per non togliere un posto ad un possibile portiere del dopo-Buffon e non tradire perciò le sue idee di partenza.
Per almeno un anno, Prandelli non ha mai preso la parola su Cannavaro jr., ma intanto aveva offerto una chance in azzurro anche ai meno quotati Gastaldello e Lucchini; poi, nell’ottobre del 2011, in occasione delle sfide con Serbia ed Irlanda, arrivarono inaspettatamente delle dichiarazioni, che finalmente tendevano a svelare l’arcano. Il tutto stava nella differenza tra la difesa a 3 del Napoli e la retroguardia a 4 della Nazionale. Un discorso che lo aveva portato, a sua detta, ad escludere anche Campagnaro, convocabile in quanto oriundo ed ancora eleggibile in azzurro poiché ancora mai considerato dall’Argentina. La motivazione, tuttavia, ha poi cessato presto di avere ragion d’essere, e per due ragioni, non una: non solo l’Italia ha cominciato ad adoperare la difesa a 3, addirittura alla gara inaugurale degli Europei, ma lo stesso Napoli ha iniziato a passare spesso a quella a 4, dove Cannavaro è sempre stato protagonista. Nemmeno l’esistenza del già collaudato “blocco Juve” può fungere da giustificazione: a volte Ranocchia ha scalzato tranquillamente Bonucci, emarginato ogni tanto dal gruppo.
Fonte immagine: Danilo Rossetti
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Analizzando il rendimento di Paolo Cannavaro con tutta onestà, bisogna riconoscere che non sia e probabilmente non sarà mai il fratello, ed oggettivamente non stiamo parlando nemmeno di un difensore alla Thiago Silva che faccia brillare gli occhi a chi lo osserva, ma ha comunque sempre dimostrato qualcosa, anche dal punto di vista dell’immagine, dato che è uscito, almeno dal tribunale, pulito per il caso Gianello. E Prandelli, si sa, pone sopra ogni cosa la disciplina e la qualità umana dei propri uomini. A giugno, invece, ha finito col portare all’Europeo Bonucci, che non solo sembra essere considerato da buona parte dell’intera tifoseria italiana (e non solo napoletana) inferiore a Cannavaro (basta farsi un giro sui social network e sui forum non troppo di parte per leggere commenti in merito), ma che era anche macchiato dalla vicenda del calcioscommesse scoppiata in estate e che lo vedeva seriamente coinvolto, ancorchè non pienamente. Tuttavia, c’è anche un altro dato da considerare: nessuno ha mai recriminato a gran voce la mancata presenza del “piccolo” Cannavaro nell’azzurro che più conta; poco prima dei Mondiali del 2010, per Balotelli e soprattutto per Cassano, accadde invece un putiferio.
Rimane il discorso della carta d’identità ingiallita: Paolo Cannavaro ha pur sempre più di 30 anni, ma anche Gastaldello, spesso utilizzato come ultima risorsa per fare rosa, è molto avanti con l’età, essendo un classe ’83. Solo Barzagli, oggi il miglior difensore italiano in circolazione, può costituire una giusta eccezione in tal senso.
Paolo Cannavaro non ha potuto trovare spazio in Nazionale nemmeno quando sono mancati quasi tutti i titolari e Prandelli è stato costretto a chiamare almeno 3 riserve, come nel caso di questi giorni in cui ad essere assenti sono Chiellini, Bonucci ed Ogbonna. Finora Prandelli ha accolto a Coverciano ben 12 difensori centrali: oltre ai 3 succitati, infatti, si contano Barzagli, Ranocchia, Astori, Gastaldello, Lucchini, Bovo, Gamberini, Acerbi e Bocchetti. Per le prime due partite dell’Europeo il mister ha utilizzato persino De Rossi in quel ruolo: 13 giocatori sono quindi passati davanti a Cannavaro.
A questo punto, l’unica spiegazione plausibile, e già proposta dalle malelingue partenopee in passato, è presto detta: Prandelli temerebbe il dualismo a distanza di anni tra Paolo e Fabio, il paragone forzato tra l’ex capitano campione del mondo e Pallone d’oro, ed il fratellino inesperto cui verrebbe dato semplicemente un contentino. Se un minimo di logica regna ancora nel calcio, qui qualcosa non quadra.

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