Prandelli alla vigilia della Nigeria: “Stages? Avremmo evitato figuracce”

Il c.t della nazionale italiana, in conferenza stampa prima della partita con la Nigeria, comincia parlando di Giuseppe Rossi: “E’ un attaccante duttile, che può fare la prima o la seconda punta. E’ chiaro che se decidi di utilizzarlo attaccante di riferimento, devi modellare il centrocampo attorno a lui, un po’ come ha fatto Guardiola in questi anni”.

Fonte: Leonardo Domenici - flickr.com
Fonte: Leonardo Domenici – flickr.com

Poi parla di modulo e stage: “In questo momento preferirei non parlare di numeri. Io sto valutando situazioni e ogni gara mi offre uno spunto di riflessione. Queste amichevoli sono importanti per sperimentare. Ho poco tempo: non aver avuto gli stage non è un problema, ma un dato di fatto. Se avessi potuto usufruire di qualche stage, non avrei dovuto chiamare tanti giocatori e non saremmo incappati in certe figuracce, almeno nei risultati. Con gli stage, ad esempio, si potrebbe lavorare di più per evitare alcuni problemi sui calci piazzati, che ci sono costati qualche gol al passivo. Come mi comporterò con gli stage se tornerò ad allenare un club? Il problema non sono gli allenatori, ma il calendario e i dirigenti. Ora tutti pensano al campionato, poi al Mondiale saranno tutti tifosi. Mi piacerebbe più entusiasmo ora. Ricordo la prima partita degli europei. C’era solo un presidente di serie A in tribuna, peraltro un amico”.
Poi Prandelli parla di Balotelli: “Deve essere più reattivo. Gli chiederò di anticipare i movimenti senza pallone”.
Continua parlando del prossimo Mondiale e dei giocatori chiave : “Sono quei giocatori che hanno sempre interpretato a tutto tondo la Nazionale. Penso a gente come Buffon, Pirlo, De Rossi. Non a caso si tratta di calciatori dalle cento presenze in azzurro. Al Mondiale sarà la condizione fisica a fare al differenza e questo spinge gli allenatori a puntare su calciatori in grado di dare precise garanzie”.
Prandelli conclude parlando dei nostri avversari, la Nigeria appena qualificata al Mondiale, e del cambiamento che sta avvenendo nel campionato italiano: “Dieci giocatori su undici giocano in Europa. I calciatori africani hanno forza fisica e sono migliorati sul piano tattico, seppure a livello individuale. Contro la Nigeria mi aspetto la stessa sofferenza del 1994, quando l’Italia vinse faticando. L’Italia e alcune squadre come Juventus, Roma e Fiorentina stanno dimostrando che da noi è in atto un cambiamento culturale. Non si può più essere più speculativi. All’estero è già così e ci viene riconosciuto, mentre in Italia siamo ancora più tradizionalisti”.

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Andrea Antoniacomi

Mi chiamo Antoniacomi Andrea, sono di Cortina d'Ampezzo ma sono nato a Pieve di Cadore il 23 febbraio del 1990. Diplomato presso l'istituto "Leonardo da Vinci" di Belluno con il voto di 80/100, dal 2011 studio a Milano presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore, nel corso di scienze della comunicazione politica e sociale. Il mio sogno è di diventare un giornalista, prima pubblicista e poi professionista.

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