Ecco la Roma 2.0

10 punti in 5 partite, 9 gol fatti e 7 subiti. Si presenta così Andreazzoli, neo-allenatore della Roma chiamato a salvare il salvabile dopo il naufragio del progetto Zeman.

 

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PescaraCalcio.com10 punti in 5 partite, 9 gol fatti e 7 subiti.

 

Facendo due calcoli veloci la Roma attualmente a 44 punti chiuderebbe il campionato di Serie A a 64 punti, ma sono calcoli che non si possono fare, considerando che nelle ultime 4 partite affronterà Fiorentina, Milan e Napoli (le prime due in trasferta e l’ultima in casa). Cos’è cambiato però? Dove ha avuto la svolta (se effettivamente c’è stata) la Roma?

Partiamo dall’assetto tattico. Con il boemo la Roma giocava un calcio spregiudicato, a tratti arrogante dove la squadra spingeva in massa lasciando indietro solamente i due centrali difensivi. Il calcio era impostato sulla spinta dei due terzini e sul gioco verticale, fondamentale differenza rispetto al 4-3-3 utilizzato l’anno prima da parte di Luis Enrique dove si cercava il passaggio orizzontale in maniera ossessiva fino a quando non si presentava la possibilità di andare in verticale, solo in caso che quel passaggio potesse mettere un giocatore davanti al portiere. Con Andreazzoli tutti i media caldeggiavano un 4-2-3-1, modulo tanto caro al suo amico Spalletti, modulo con il quale fecero una grande Roma che raccolse decisamente meno di quanto seminato. Invece si è deciso di adottare un modulo più chiuso per poter “rassicurare” la squadra che in caso di palla persa non ci si sarebbe ritrovati con un gol subito, quindi tutti in campo con un 3-4-1-2 mutevole, dove in fase di non possesso la Roma si assesta in un 5-3-1-1.

Tutto questo però non ha risolto immediatamente i problemi della squadra che sono ancora evidenti ma che sono stati messi in secondo piano dal rendimento. Mentre contro la Samp al debutto di Andreazzoli la squadra che doveva ancora smaltire le “scorie” zemaniane si è fatta vedere molto in fase offensiva questo gioco si è visto man mano assopire fino a dissolversi totalmente proprio a Udine. Però il calcio si sa, guarda solo ai risultati quindi le vittorie a Bergamo e in casa contro il Genoa hanno dato morale anche se giocate male. Contro l’Udinese invece viene a mancare Pjanic, autentico cervello a centrocampo, Totti da solo riesce a non far sentire la mancanza ma poi inspiegabilmente viene sostituito appena al 15′ del secondo tempo, da quel punto in poi la Roma si spegne totalmente.

A livello difensivo, vero tallone d’Achille di Zeman la Roma sembra più compatta ma continua a subire a causa di errori dei singoli più che di reparto, anche a causa di uno scellerato Burdisso che appena vede un giocatore in area di rigore non ci pensa su due volte andando in scivolata, causando il rigore contro il Genoa e più recentemente andando come si suol dire “a farfalle” contro l’Udinese lasciando Muriel libero di rientrare e calciare, complice uno Stekelenburg che si fa passare il pallone sotto le gambe. Con il rientro di Marquinhos sembra già scontata l’esclusione di Piris sul centro-destra, anche se potrebbe risultare più opportuno piazzare il giovane difensore brasiliano, autentica rivelazione della Serie A, al centro al posto di Burdisso.

La Roma ora cerca di più il lancio a scavalcare il centrocampo avversario, sfruttando enormemente la spinta costante data fino ad ora da parte di Torosidis a destra e sulla sinistra da Marquinho, coadiuvati rispettivamente da Lamela e Totti, con l’argentino che nelle ultime partite è apparso fumoso un po’ come lo scorso anno e che sta giocando progressivamente sempre più accentrato. Non si va alla ricerca dell’estetica con il fraseggio, si fa possesso palla ragionato e a tratti lento per poi lanciare, lo si è visto fare anche da parte di Castan questo sabato in mancanza di un regista a centrocampo. L’unico che cerca una giocata illuminante è Totti che contro l’Udinese regala 3 palle d’oro a Florenzi, la prima non viene agganciata dal numero 48 giallorosso al limite dell’area, la seconda da calcio da fermo viene sparata centrale su Brkic mentre sulla terza Florenzi impatta bene di testa, dalla parata di Brkic arriva il gol su tap-in di Lamela. Appare abbastanza imprescindibile però un giocatore come Pjanic in mezzo, vista anche la forma non smagliante di De Rossi che si fa notare più come interditore che come regista ultimamente.

La Roma però ha cambiato anche nei singoli. Se il filo-conduttore di Zeman era stato far giocare i suoi pupilli Goicoechea e Tachtsidis a scapito di Stekelenburg e De Rossi, nei primi mesi Bradley al posto di Pjanic e il non aver dato spazio a Marquinho adesso Andreazzoli ha stabilito gerarchie diverse. Su Stekelenburg c’è abbastanza poco da dire, anche se non ha mostrato di essere un fuoriclasse in questi due anni di Roma, ha comunque dato una sicurezza diversa compiendo diverse parate importanti, sopratutto nella delicata sfida interna contro il Genoa, a differenza di un Goicoechea che con l’autogol contro il Cagliari ha probabilmente sancito la fine della sua carriera a Roma (è in prestito con diritto di riscatto che difficilmente verrà usato). Per quanto riguarda il dualismo Tachtsidis-De Rossi la situazione è diversa. È vero che il greco è apparso sempre lento ed impacciato sbagliando numerosi passaggi, però De Rossi ora non sta facendo di meglio. Zeman forse aveva già intuito il non ottimo periodo del centrocampista campione del mondo e senza pensarci troppo aveva gettato nella mischia il giovane greco, facendo infuriare la piazza che però ora forse comprende le ragioni di quella scelta così netta. De Rossi senza accanto uno che detti i ritmi di gioco appare perso, difficilmente raggiunge il 6 in pagella. Forse il rientro di Bradley potrà aiutare, se non altro a fare ancora più filtro e a garantire più copertura e tempo a De Rossi per effettuare i lanci. Il vero peccato che in pochi perdonano a Zeman era l’esclusione di Pjanic che probabilmente non avrebbe giocato mai non fosse stato per l’infortunio di Lamela che costrinse Zeman a spostarlo esterno alto a destra dove il bosniaco si è dimostrato come un giocatore dall’enorme tasso tecnico e con un’ottima visione di gioco. Andreazzoli ora punta forte su tutti loro, a suo modo di vedere De Rossi dovrebbe tornare in condizione tra una decina di giorni ma appare davvero difficile questo obiettivo dopo aver visto le ultime uscite.

Si arriva poi a toccare due tasti interessanti. Il primo è Marquinho che è uscito dalla naftalina e ora gioca titolare, a molti piace per la tenacia e la grinta, sicuramente in fase offensiva fa più di Balzaretti che sta vivendo la sua peggiore stagione in carriera, dove gli viene a mancare la condizione fisica e di conseguenza non riesce a sfondare fino al limite dell’area, restando costretto a crossare da 5-10 metri più indietro e sbagliando quasi sempre. A livello difensivo Marquinho avendo alle spalle Castan più altri due centrali può permettersi di spingere un po’ di più adesso, a differenza di Balzaretti che con Zeman era su una linea a 4 e in caso di buco lasciava la squadra in netta difficoltà.

Il secondo punto è invece Osvaldo. Il giocatore non segna dal 27 gennaio, questo è un problema che potrebbe non pesare se fornisse prestazioni di sacrificio per la squadra come contro la Juve dove ha probabilmente disputato una delle sue migliori partite in giallorosso. Nelle altre partite invece è apparso assente e svogliato (in questo senso a Roma i paragoni con Vucinic si sprecano) a tratti distaccato dalla squadra. L’apice non tocca però il rigore scippato a Totti e sbagliato malamente contro la Sampdoria ma la sostituzione nella vittoria casalinga contro il Genoa. La Roma infatti stava conducendo 2-1, la partita era difficile ma sugli spalti era una festa per il gol numero 225 di Totti e il primo gol del giovanissimo Romagnoli al debutto da titolare in Serie A. Il giocatore che non si era praticamente mai visto e che aveva ciccato un assist che lo aveva lasciato nell’area di rigore libero di calciare (e che era reduce da una partita anonima contro l’Atalanta) non ha guardato in faccia nessuno ed è andato contro il regolamento interno senza sedersi in panchina e andando direttamente negli spogliatoi. Contro l’Udinese ha l’occasione di segnare il gol vittoria a pochi istanti dalla fine e non riesce a colpire bene la palla, la scena è emblematica. Torosidis pochi metri accanto si getta a terra sulle ginocchia disperato, Osvaldo si gira tranquillamente come se nulla fosse. Oppure sempre ad Udine dove prende una botta e si butta per terra aspettando che De Rossi metta fuori la palla per rialzarsi immediatamente, facendo solo perdere tempo. Il divorzio a giugno sembra segnato, la Roma punterà fortemente su Mattia Destro.

Ultima nota, Lamela. Il giocatore ha segnato due gol in questo ciclo nuovo ma è apparso molto sprecone, prende palla a centrocampo e parte dritto per dritto andando regolarmente a sbattere contro il muro dei difensori. Probabilmente è da prendere per le orecchie per essere riportato a giocare in maniera più utile e cinica. La società capitolina d’altronde punta su alcuni punti cardine per il suo futuro, Pjanic, Lamela, Marquinhos e Destro. Ah e ovviamente sul suo leader, Francesco Totti.

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