Esclusiva-Fulvio Paglialunga: “Il calcio è afflitto dal business. I Mondiali sono la scansione della nostra vita”

Il calcio nella sua totalità,  vissuto sia dentro che fuori dal campo, aldilà dei soliti schemi che imbrigliano, senza farla respirare, una vera e propria passione popolare, anzi, un vero e proprio culto vissuto dai tanti personaggi che agiscono in questo variegato mondo.

Fonte immagine: @FulvioPaglia, Twitter
Fonte immagine: @FulvioPaglia, Twitter

E’ questa, se vogliamo essere sintetici, la ricapitolazione del libro ‘Ogni benedetta domenica’, scritto dal giornalista di Rai Uno Fulvio Paglialunga e presentato nell’ambito dell’evento organizzato dalla libreria ‘Ubik’ di Francavilla Fontana (Brindisi), in presenza ovviamente dell’autore. Si è parlato di calcio, quello vero, attraverso gli aneddoti delle storie che compongono l’opera basata sull’omonima trasmissione radiofonica: da chi,  come ogni weekend, prendeva l’aereo per l’Inghilterra per andare a seguire la propria squadra del cuore, chi ha battuto la malattia grazie al pallone fino ad arrivare a chi rifiutava senza esitazione di falsare il risultato di un incontro. Insomma, ‘Ogni benedetta domenica’ raccoglie disparati e insoliti personaggi che tra loro hanno in comune solo la passione del calcio, vissuta quasi come un’ossessione tutt’altro che  negativa. Soccer Magazine ha presenziato all’evento e ha colto l’occasione di fare una chiacchierata con l’autore del libro, Fulvio Paglialunga:

Si può dire che il calcio raccontato in ‘Ogni benedetta domenica’ rappresenti il ‘vero calcio’, un calcio che non esiste più?

No, ‘Ogni benedetta domenica’ racconta il calcio che esiste, il calcio che bisogna trovare rovistando nel baule, trovando il bello, il meglio del calcio. Possiamo dire che questo è un calcio che molto spesso non è alla ribalta delle cronache.

Il bello di questo calcio è contagiato da alcuni fattori che lo mette in cattiva luce, che lo fa perdere di pathos (dai troppi soldi che girano fino ad arrivare agli negativi riguardanti la tifoseria)?

L’unica cosa su cui sono d’accordo è il fatto che il business che c’è intorno al calcio fa perdere il valore e il fascino di questo sport, Sul resto non sono d’accordo con chi ha parlato in questo periodo: il calcio è semplicemente quello che accede fuori, solamente che viene amplificato in maniera diversa. E’ quello che succede nelle società in cui il calcio si sviluppa.

Quando le è venuta venuta l’idea di mettere per iscritto le tante storie raccontate nell’omonima trasmissione radiofonica?

Ci ho lavorato su tre anni a questa cosa e alla fine ho deciso di mettere nero su bianco quelle storie che io, che la gente, voleva leggere.

Domanda personale: quale squadra tifa? Come vive il calcio dal punto di vista del ‘tifoso’?

Non tifo grandi squadre: da questo punto di vista sono ‘ateo’. Prima seguivo assiduamente il Taranto, squadra della mia terra, ma ora, a causa dell’accavallarsi del lavoro e degli impegni, ho perso pian piano la mia anima da tifoso.

I Mondiali sono vicini: chi è la favorita numero uno? Come andrà secondo lei l’Italia?

Pronostici non ne so fare, anche perchè è una cosa che non mi appartiene. Di certo, fuori troviamo in giro più gente che si augura che l’Italia vada male piuttosto che il contrario. Dire che gli azzurri sono i favoriti è più una cosa da tifo che una speranza vera e proria. Dai Mondiali mi aspetto che siano la scansione della vita di ognuno. L’ingresso del calcio nella nostra vita è continuo, la gente, anche quella che non segue il pallone, identifica i passaggi della vita con gli avvenimenti calcistici:ci ricordiamo tutti cosa abbiamo fatto nel 1982, nel 199 dove eravamo mentre Cannavaro alzava la Coppa del Mondo nel 2006. Possiamo dire che la nostra vita è scandita dai Mondiali di calcio.
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Olivio Daniele Maggio

Originario di Francavilla Fontana, città dell'entroterra brindisino. Laureato in Scienze della Comunicazione e cresciuto praticamente a pane e calcio, coltiva molte aspirazioni tra cui quella di diventare giornalista professionista, ruolo che oscilla su un filo che divide il lavoro e la passione.

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