Esclusiva-Collovati: “In una rosa di 25 giocatori De Rossi ci sta alla grande”

Fulvio Collovati, campione del mondo del 1982, è uno degli ex calciatori italiani più affermati nei salotti sportivi da diversi anni a questa parte. Quelle di Milan, Inter, Udinese, Roma e Genoa sono d’altronde maglie importanti e chi le indossa tutte ha evidentemente le qualità per rimanere per sempre nel mondo del calcio. Collovati ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine parlando di diversi temi relativi alle squadre in cui ha giocato e non solo.

Collovati - Fonte immagine: Stefano Bolognini, Facebook
Collovati – Fonte immagine: Stefano Bolognini, Facebook

Negli ultimi giorni si sta facendo un gran parlare dell’addio di De Rossi alla Roma. Lei che è un ex giallorosso, che sensazioni ha in merito?

L’hanno gestita male, tutto qua. Io da dirigente un contratto a De Rossi, ma non a gettone, di un anno l’avrei fatto, anche se ha avuto una stagione molto turbolenta per quanto riguarda gli infortuni e il resto. Non mi pare che il centrocampo della Roma spicchi per eccellenza, per cui un giocatore come De Rossi in una rosa di 25 giocatori è utile. Ai miei tempi in una rosa di 15-16 magari uno poteva rifletterci, ma in 25 giocatori ci sta alla grande. Secondo me è stata una situazione paradossale. Quello che noto nel calcio di oggi è che le società non riescono più a dialogare con i calciatori, non capisco. Nel momento in cui decidi di non rinnovargli più il contratto dialoghi, glielo dici, lo chiami 3-4 mesi prima, non è che aspetti fine stagione.

Paradossalmente, il ct Mancini sembrava puntare ancora su De Rossi in quanto disse di volerlo convocare per gli appuntamenti più importanti. Secondo Lei la parentesi con la Nazionale potrebbe considerarsi aperta se De Rossi giocasse ad esempio in America?

Il fatto che Mancini lo voglia convocare mi conforta su quello che ho espresso. È un giocatore che può essere utile anche per lo spogliatoio. Oggigiorno mi pare che le società non siano più in grado di tenere a bada gli spogliatoi, per cui Mancini fa bene a tenere in considerazione un uomo di esperienza come lui, tutto qua. Nel gruppo ci sta bene, per cui se Mancini fa questa scelta qua è una scelta che condivido.

Tempo fa ci disse che le bandiere non devono avere un posto in società per diritto divino. Crede che con le sue dichiarazioni De Rossi possa addirittura precludersi un futuro in dirigenza?

Io confermo quello che ho detto. Parliamoci chiaro: la proprietà della Roma è una proprietà straniera e c’è la tendenza a prendere tutti manager stranieri, la proprietà del Milan con Gazidis tutti manager stranieri, la proprietà dell’Inter con Zhang tutti manager stranieri e via dicendo. Non mi pare che ci sia spazio. Se uno deve rimanere tanto per rimanere solo perché ha un nome no. Io faccio parte di un’altra categoria e non mi piace. Uno deve rimanere perché ha un ruolo ben preciso, dei compiti, per le decisioni e il resto.

Se si deve rimanere a fare la bandiera tanto per rimanere non sono d’accordo. Preferisco sempre un ruolo decisionale, per quello risposi in quel modo lì. Ormai non c’è la tendenza: è successo alla Juve con Del Piero, è successo alla Roma probabilmente con De Rossi, è successo al Milan dove solo adesso hanno fatto rientrare Maldini. I calciatori di questo spessore devono avere un ruolo come ce l’ha Rummenigge nel Bayern Monaco, Sammer. Questi ruoli decisionali, non di immagine.

In queste ore è stato tirato in ballo anche Totti, dato che come dirigente non sarebbe riuscito a favorire il rinnovo di De Rossi. Cosa pensa del ruolo dell’ex capitano in società?

Non è che non l’ha favorito, è stato messo probabilmente nella condizione di non essere influente, tutto lì. Perché da quello che mi risulta ci sono altre persone che sono influenti. Se n’è parlato sui giornali, non è che lo scopro io: Baldini, Pallotta, i confidenti, per cui Totti non c’entra assolutamente nulla in questo caso. Probabilmente se fosse stato interpellato avrebbe dato un parere positivo sulla conferma di De Rossi, il problema è che non è stato interpellato.

A proposito di bandiere: a Napoli sembra continuare a rimanere irrisolto il caso Insigne, che è diventato capitano dopo l’addio di Hamsik. Lei crede in una sua permanenza a vita?

Mah, qua dopo quello che sta succedendo, vista anche la Juve nelle ultime ore… Ormai è un calcio sempre più sfuggente. Posso credere nella permanenza, ma non mi stupirei se con Raiola e De Laurentiis stesse cercando una scappatoia per trovare una soluzione fuori da Napoli. Non mi stupisco più di niente.

Due delle sue ex squadre, il Genoa e l’Udinese, si stanno giocando la salvezza sul filo del rasoio. Secondo Lei c’è il rischio che l’Empoli possa beffare una delle due?

Certo! Questo rischio c’è. Il Genoa rischia. Se non vince contro il Cagliari rischia. L’Udinese gioca con la SPAL che è salva e ha un compito sicuramente più facile. C’è da dire che l’Empoli non regala nulla. Sia l’Udinese sia il Genoa si devono guadagnare la salvezza con due vittorie.

Il Milan è scivolato fuori dalla zona Champions e il futuro di Gattuso sembra segnato. Parliamo di un campione del mondo, proprio come Lei. Secondo Lei queste défaillance da allenatori rischiano di macchiare l’alone di magnificenza dei vari Gattuso, Inzaghi, Oddo o bisogna sempre mettersi in gioco?

Prima di tutto bisogna capire se si tratti di défaillance o no, perché mi pare che negli ultimi 7-8 anni gli allenatori precedenti non abbiano fatto meglio di un eventuale quinto posto. Dico “eventuale” perché mancano ancora due giornate di campionato. La squadra onestamente è da quinto posto. Gattuso ha fatto anche i miracoli, per cui io non lo giudicherei. Se devo giudicarlo per quello che sta facendo al Milan è un giudizio sicuramente positivo, poi non so se raggiungerà il quarto posto. Mi sembra assolutamente ingiusto criticarlo e non confermarlo solo per un raggiungimento di una Champions League.

Per concludere, pensando all’immediato futuro del campionato italiano, sembra che la Juventus possa subire presto uno scossone con il cambio di allenatore e forse anche qualche cessione importante. Lei pensa che il ciclo bianconero si spezzerà da un momento all’altro?

No, no. Per un semplice motivo: che la società è forte. Tutto parte dalla società. Se la società è forte l’allenatore prende, se ne va, si trova una soluzione consensuale, sicuramente sanno il fatto loro. Prenderanno un altro all’altezza. Il ciclo della Juve non è assolutamente finito. Non dico che comincia adesso, ma continuerà sicuramente.

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