Esclusiva-Hernanes: “L’Inter non ha fenomeni a parte Lautaro. Al derby la Lazio meritava di più”
L’ex centrocampista Hernanes ha parlato ai microfoni di Soccermagazine dicendo la sua soprattutto sul momento attuale della Serie A.

Dopo i primi anni trascorsi nel suo Brasile, Hernanes ha lasciato un segno importante in Serie A vestendo le maglie di Lazio, Inter e Juventus. Ancora oggi l’ex centrocampista, da qualche mese opinionista di DAZN, segue con molta attenzione le vicende del calcio italiano. Hernanes ha rilasciato un’intervista in esclusiva a Soccermagazine pronunciandosi sulle situazioni che stanno interessando le squadre in cui ha giocato e non solo.
Rispetto al decennio scorso che fu dominato dalla Juventus, oggi il livello del calcio italiano appare molto più equilibrato, tanto che l’Atalanta ha vinto l’Europa League nel 2024 e nella passata stagione il Milan si è comportato bene nelle coppe nazionali. Ti saresti aspettato che nonostante la notevole superiorità della rosa l’Inter non vincesse il campionato?
L’Inter è una squadra molto forte. Giocano molto bene da un po’ di anni. Però a parte Lautaro, che è arrivato ad essere il giocatore che è con l’esperienza e il suo lavoro, non vedo un fenomeno nell’Inter. Sono grandissimi giocatori, ma è la squadra che è forte e messa bene. Con tutti gli impegni che si hanno, il campionato adesso è molto più equilibrato e se qualche giocatore comincia a non rispondere bene in campo, la squadra va in difficoltà. È quello che è successo, partendo dal presupposto che è una squadra ottima, ma che non è stata fatta con degli acquisti come quelli che fa ad esempio il Real Madrid che va a prendere Mbappé.
L’Inter è una squadra fortissima e costruita bene, però bisogna mantenere quella costruzione lì con giocatori importanti che coprono ruoli importanti, perché è il collettivo che funzionava e che funziona. Quindi ci sta che tra cali dei giocatori e impegni non vai a vincere.
Negli ultimi giorni si è parlato di un retroscena che ha visto Neymar molto vicino al Napoli in estate. A 33 anni, dopo l’ultimo infortunio, pensi che “O Ney” potrebbe stravolgere la Serie A come Modric e De Bruyne?
Neymar come nome sì, però per quanto riguarda le prestazioni non sono certo della sua condizione fisica e atletica, quindi non sarei sicuro. Anche in Brasile “O Ney” sta facendo un po’ di fatica. La sua condizione non è ottimale.
Sempre a Napoli, di questi tempi si parla molto del dilemma tattico dovuto alla presenza di De Bruyne in un centrocampo che vede lui fuori ruolo e McTominay dirottato a sinistra. Tu che sei un appassionato proprio di tattica, credi che Conte potrebbe sistemare meglio i giocatori a disposizione?
Io l’ho provato sulla mia pelle. Per adattarsi ci vogliono minimo 3 mesi per cominciare a capire un po’ le nuove funzioni del nuovo ruolo, le nuove movenze e come ragionare nel nuovo ruolo. Poi 6 mesi per cominciare a giocare come se fosse naturale. Quindi ci vuole tempo, solo quello. Non è che cambi così facilmente un giocatore che faceva un ruolo, lo metti un altro ruolo e subito va bene. A volte ci sta perché il giocatore ha la “centralina” delle caratteristiche già a posto e allora è più facile cambiare magari una condizione motoria, però se il giocatore non ha da prima quelle caratteristiche e non ragionava da prima in quella maniera, finché impara ci vuole un po’ di tempo.
Perché nel calcio ci sono giocatori che devono essere messi negli spazi giusti per compiere una funzione, è quello il punto. E quando hai due giocatori per compiere le stesse funzioni – anche se sono dei fenomeni – la squadra perde un altro giocatore che doveva svolgere un’altra funzione. Per me è sempre quello il tasto che bisogna toccare, il punto più importante.
Che spiegazione ti sei dato alla flessione della Juventus, che nonostante i tanti cambi di allenatore e il nuovo progetto tecnico non riesce a tornare ai vertici della classifica?
Perché la Juve è una squadra importante, che ha una cultura, una filosofia, un’identità molto ben definita. Non è che se si cambia allenatore allora va bene, non vuol dire nulla. Bisogna trovare la persona giusta che abbia le stesse idee di gioco e la filosofia di cui la Juve ha bisogno, non è facile. Per esempio, per me Thiago Motta era un allenatore forte, però per la Juve era completamente l’opposto come filosofia di gioco. Da quanto mi ricordo, la Juve di solito non gioca un calcio come quello di Thiago Motta. La filosofia della Juve è diversa, con un’impostazione più semplice sul lavoro e sul risultato. Non bisogna trovare un allenatore bravo, ma un allenatore giusto, quindi non è facile. E poi chiaramente servono giocatori in buona condizione.
La Lazio sta vivendo uno dei momenti più complicati della sua storia recente, anche a causa del blocco del mercato. Secondo te manca oggi un giocatore con le caratteristiche del tuo vecchio compagno Miroslav Klose, anche a livello di leadership?
Un giocatore come Miro mancherà sempre. La Lazio ha comunque una squadra non del tutto malvagia, con buoni giocatori. Ovviamente per far bene in Serie A deve avere una quadra interessante tra buoni giocatori, motivazioni e giocatori giusti per fare determinati ruoli, però bisogna accettare quello che è stato sul mercato e poi andare avanti così trovando le soluzioni internamente. Non è che si può fare altro, quindi bisogna trovare solo delle soluzioni interne.
Da ex simbolo laziale, temi che la nuova Roma di Gasperini, oggi prima in classifica, possa effettivamente arrivare a vincere lo Scudetto?
Guardando le partite, vedo che la Roma è molto ben messa in campo, nel senso che giocano con un’intensità molto bella. Poi hanno una difesa molto interessante. In questo momento le cose stanno girando bene perché ci stanno mettendo proprio tanto. Però, ad esempio, anche al derby hanno vinto nonostante la Lazio meritasse qualcosa in più. In altre partite è successo lo stesso. Non so se riescano a mantenere questa amalgama, questa intensità di energia, di azione, quindi è tutto da vedere. Non direi che siano una squadra che possa ambire allo Scudetto, per questi motivi qua. Anche se sono di parte, io sono più razionale che emozionale, lo ero anche quando giocavo, quindi so separare bene le cose. È strettamente un’analisi tecnica.
Si ringrazia Hernanes per la cortese disponibilità.
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