2012 da rivivere: dodici mesi tutti d’un fiato di grande calcio, tra la tirannia di Leo Messi e l’Italia al centro del mondo

Trecentosessantacinque giorni tutti d’un fiato; anzi, trecentosessantasei, vista la caratura bisestile di questo 2012 che oggi volge al termine.
Un fuoco continuo quello calcistico che ha accompagnato costantemente gli appassionati di mezzo mondo, tra vittorie al cardiopalma, sorprese da urlo, sconfitte inaspettate e trattative di mercato da far accapponare la pelle.

Lo Juventus Stadium: sabato sera i bianconeri sfideranno l'Inter fonte immagine: Gabriele Barberis
Lo Juventus Stadium: sabato sera i bianconeri sfideranno l’Inter fonte immagine: Gabriele Barberis

Il 2012 della nostra Serie A si tinge, necessariamente, a forti tinte bianconere; tinte che accompagnano il dominio (quasi) totale della rediviva Juventus, tornata a vincere il titolo nazionale più ambiguo, chiudendo cosi definitivamente la pesante ‘Era Calciopoli’, nata sei anni prima, e tutto ciò che di negativo si portava dietro.
La squadra di Conte si dimostra più quadrata e affamata del Milan dell’Allegri-bis, e strappa il titolo proprio dalle mani dei rossoneri che se l’erano cuciti sul petto un anno prima.
Tra una vittoria e l’altra, le polemiche, infinite, che non sono mancate; dal ‘gol-nongol’ di Muntari fino al ‘30sulcampo’, una serie di filoni parossistici che denunciano insieme attaccamento al proprio essere e non-cultura della vittoria o della sconfitta.
Lo strapotere juventino non conoscerà sconfitta alcuna durante il campionato ma dovrà incassare il primo stop proprio sull’uscio di un nuovo trionfo.
L’Olimpico di Roma, la Coppa Italia e il Napoli di Cavani-Lavezzi-Hamsik si travestono da ammazza-Juve e alzano al cielo il primo trofeo dell’era De Laurentiis.
Lecce, Novara e Cesena retrocedono, ma il vero ‘capolavoro’, l’ennesimo, lo mette a segno l’Udinese che ancora una volta strappa il pass per l’Europa che conta, anticipando Napoli, Inter e Lazio.

 

Contemporaneamente in mezzo continente si scrive la storia, che parla anche un po’ la lingua di Dante.
Il vessillo italico svetta sopra la corona d’Inghilterra, con Roberto Mancini che al quarto minuto di recupero dell’ultima partita della stagione riesce a riportare il titolo di Premier al Manchester City: i Citizens si assicurano il terzo titolo della loro storia, titolo che non toccava quelle sponde di Manchester dal 1968.
Un po’ d’Italia anche in Spagna dove Josè Mourinho, cuore nerazzurro alla guida dei reali di Madrid, riporta il titolo nazionale nella capitale, battendo gli acerrimi nemici del Barcellona.
L’amaro in bocca resta ad un altro ex allenatore del nostro paese, Carletto Ancelotti, che con la corazzata Paris Saint Germain, allestita quasi fiabescamente dagli sceicchi proprietari, si fa soffiare il titolo di Ligue 1 tanto agognato dalla sorpresa Montpellier, ennesima cenerentola transalpina.

 

Oltre i confini nazionali, il continente è scosso dalla potenza di due attaccanti, decisivi come quasi mai prima di loro.
Didier Drogba è l’uomo che regala la prima Champions al Chelsea, che in panchina ha Di Matteo e che ne ha fatta passare di acqua sotto al punte che collega la sconfitta del San Paolo contro il Napoli fino alla vittoriosa finale di Monaco proprio contro il Bayern.
Falcao fa lo stesso, ma in Europa League e per l’Atletico Madrid, confermando il suo status di santone del gol, primo al mondo nel suo ruolo.

Fonte immagine: Илья Хохлов, Football.ua
Fonte immagine: Илья Хохлов, Football.ua

Tutto finito? Macchè.
Neanche il tempo di prendere il fiato che bisogna rituffarsi nell’atmosfera dei Campionati Europei.
L’Italia di Prandelli arriva in sordina, con dei fardelli difficili da smaltire, tra l’ultima disastrosa esperienza mondiale e le brutte sorprese del Calcioscommesse, che infuria in lungo e in largo per tutta la penisola.
Come un diesel, l’Italia di Balotelli e Cassano infuocherà il paese; purtroppo per noi l’epilogo è storia nota, così come la Spagna è di un altro livello, ma la lezione di calcio degli azzurri, che eliminano, tra le altre, Inghilterra e Germania con un superlativo SuperMario, è strumento adatto a spazzare ogni critica.
L’Italia c’è.

 

 

 

fonte: wikipedia.org - autore: Allinme
fonte: wikipedia.org – autore: Allinme

Estate, mercato, il Milan svenduto al Psg, la Juve che si rinforza, le ennesime campagne di mercato di City e Real.
Si torna in campo, la Juve che detta ancora legge, la nuova Inter che cerca di tenere il passo, il nuovo Milan cosi lontano dagli abituali fasti.
La Supercoppa nazionale va alla Juve che si prende la rivincita sul Napoli, in una Pechino gonfia di polemiche e recriminazioni, quella europea se la porta a casa l’Atletico Madrid, e per indovinare grazie a chi basta leggere qualche rigo sopra.
Il Chelsea viene battuto anche nella finale del Mondiale del Club, nonostante Benitez per Di Matteo in panchina, nonostante gli avversari del Corinthians fossero molto alla portata.
Leo Messi a dicembre incornicia un anno da sogno e registra un nuovo record: alza l’asticella dei gol stagionali, che passa dagli 85 di Gerd Muller ai 91 del 25enne argentino, sempre più avviato verso il quarto Pallone d’oro della carriera.

 

Il sipario natalizio si cala su un anno indimenticabile, che resterà nel cuore di molti e nei ricordi di altrettanti. Ma il meglio, come sapete, dovrà ancora venire (si spera!).

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