Delvecchio: “Il derby? Il segreto è non sentire la pressione”

Intervistato dal ‘Messaggero’, Marco Delvecchio (‘Supermarco’ come lo chiamano i tifosi) si racconta e sopratutto racconta i suoi derby alla vigilia di una stracittadina molto importante per la classifica.

Fonte immagine: flickr.com - Mattia S.

«Stamattina un tifoso, incontrandomi al bar, mi ha detto: ma una mezzoretta domenica non ce la fai proprio a giocare?». L’attaccante milanese può essere superato solo da Francesco Totti (ad una sola lunghezza da lui) anche se orgogliosamente dice: «pochi se lo ricordano, ma nel derby del ”Vi ho purgato ancora” io prima delle rete di Francesco avevo segnato una doppietta». Il ricordo della prima rete però non fu molto felice: «Inutile ai fini del risultato, perché la Lazio aveva già segnato tre gol (Roma-Lazio 1-3, 2 novembre 1997), ma importante per me perché al terzo tentativo ero riuscito a fare un gol nel derby. Da quel momento in poi, ho segnato cinque reti nelle quattro successive sfide alla Lazio». Da lì in poi un escalation di giocate che non hanno precedenti nella storia di Roma-Lazio: «Giocavo bene i derby forse perché non sentivo la pressione della piazza. Entravo in campo, guardavo la curva, sentivo i cori, vedevo che alcuni miei compagni impallidivano o tremavano invece io restavo sempre tranquillo. Non una partita come le altre, ma quasi». La tranquillità faceva superare anche l’attesa della partita: «Prima di ogni sfida alla Lazio venivano parecchi tifosi a Trigoria e ognuno di loro aveva una maglietta da regalarmi, una t-shirt che avrei dovuto indossare sotto la maglia da gioco perché erano convinti che avrei segnato. E io ogni volta chiedevo: ma come fate ad essere così sicuri? E loro: tu sei Supermarco. Hanno sbagliato raramente, a dire il vero».

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