I bidoni della storia: la peggiore formazione della Fiorentina dal 2000 ad oggi

Da quando il nuovo millennio ha visto la sua luce, a Firenze se ne son viste di tutte i colori. Vittoria della Coppa Italia nel 2001 con Mancini in panchina, fallimento nel 2002 (“grazie” alla dissennata gestione Cecchi Gori)  e ripartenza dalla categoria precedentemente nota come C2 (attuale Seconda Divisione) con l’avvento dei Della Valle.
Con il ritorno in A non sono certo mancate le emozioni: salvezze conquistate all’ultimo tuffo, ma anche grandi campionati. Sotto la gestione-Prandelli i gigliati hanno conquistato per due volte di fila (o quattro sul campo, come va di moda dire oggi) l’accesso alla Champions League. Da Gualdo Tadino all’Allianz Arena di Monaco in 5 anni: un vero e proprio Rinascimento Viola.
In tutto questo bailamme, sulle rive dell’Arno, a grandi campioni si sono alternati giocatori che non hanno certamente lasciato un ricordo indelebile nei cuori e nelle menti degli appassionati fiorentini. Giocatori magari arrivati tra squilli di tromba o presentati alla stampa come fuoriclasse, ma che poi sono finiti nel dimenticatoio, vuoi per le loro non eccelse qualità tecniche, vuoi anche perchè si sono trovati a Firenze nel momento sbagliato.
Ed allora, senza assolutamente voler offendere i calciatori che stiamo (ahiloro!) per includere in questa poco ambita Flop 11, SoccerMagazine prova a realizzare un undici titolare dei peggiori calciatori che hanno indossato la casacca viola negli ultimi 12 anni.
 

Fonte immagine: ViolaChannel
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Cristiano Lupatelli: a dire il vero dispiace non poco inserire in questa lista un grande professionista come lui (campione d’Italia con la Roma nel 2001, seppur da riserva). Ma nella stagione 2004-2005, stagione tremenda per i viola che riuscirono a salvarsi solo all’ultima giornata, il portiere umbro ne combinò di tutti i colori. L’allora allenatore viola Zoff, per disperazione, lo sostituì con Cejas; ma quando anche il portiere argentino si dimostrò non all’altezza della situazione (con due papere clamorose contro la Juventus) Lupo si rimpadronì dei galloni di titolare, concludendo la stagione prima dell’arrivo di Sebastian Frey. Nell’estate 2012 è tornato a far parte della rosa viola: difficilmente rivedrà il campo, ma le sue qualità umane sono e saranno fondamentali per lo spogliatoio dei gigliati.
 
Federico Balzaretti: arrivato nell’estate 2007, l’attuale laterale della nazionale fu un clamoroso flop. Nelle sue rare apparizioni non si dimostra all’altezza della sua fama e Prandelli gli preferisce Pasqual e Gobbi, reinventato terzino dal ct azzurro proprio in conseguenza del pessimo rendimento dell’ex bianconero. Dopo sole 11 apparizioni con la maglia gigliata, distribuite tra campionato, coppa Italia e coppa Uefa, “mister Abbagnato” fa fagotto trasferendosi a Palermo. Scelta azzeccata, in quanto diventerà uno dei pilastri rosanero, conquistando anche la maglia azzurra.
 
Felipe Dal Bello: dopo un inseguimento durato anni, Corvino riesce finalmente a portarlo a Firenze nella sessione di mercato invernale del 2010, pagandolo ben 9 milioni. Presentato come il difensore che avrebbe consentito ai viola di innalzare il livello qualitativo del pacchetto arretrato, si rivela un inaspettato buco nell’acqua. Lento ed impacciato, il suo arrivo coincide (sarà un caso?) con il crollo della Fiorentina nel girone di ritorno. Nella stagione successiva Mihajlovic prova a recuperarlo, ma i risultati latitano ed il brasiliano viene spedito a Cesena in prestito per sei mesi. Ritorna alla base per la stagione 2011-12, ma il campo lo vede solo dalla tribuna. E cosi viene nuovamente girato in prestito, questa volta al Siena. Un suo ritorno a Firenze e decisamente improbabile…..
 
Manuel Da Costa: Corvino, sempre alla disperata ricerca del centrale difensivo che faccia compiere il salto di qualità ai viola, lo strappa al Psv nel 2008 pagandolo 4,5 milioni di euro. Grande fisico e buona esperienza internazionale, sembra il classico giovane che, sotto le sapienti cure di Prandelli, potrà avere un grande futuro. Ma non sarà così: solo una presenza in campionato, al San Paolo contro il Napoli, dove non impressiona affatto. Verrà così spedito in gennaio alla Samp, tornando a Firenze a fine stagione. Ma Prandelli non crede in lui, e così il portoghese saluta Firenze ed approda al West Ham. Senza rimpianti reciproci….
 
Anthony Vanden Borre: una delusione totale. Arriva a Firenze nell’estate del 2007, come uno dei più interessanti prospetti europei nel suo ruolo: a 20 anni è già nel giro della nazionale ed ha giocato da titolare diverse partite in Champions League. Ma il belga non si adatta ai ritmi del nostro calcio, e lo dimostrerà anche a Genova (sponda rossoblù), dove si trasferisce dopo 6 mesi a Firenze e cinque misere presenze agli ordini di Prandelli.
 
Sergio Almiron: Corvino lo sceglie per completare la sontuosa campagna acquisti dell’estate 2008, la più importante dell’era Della Valle (quella di Jovetic, Vargas e Gilardino per intenderci). Doveva essere un’alternativa di qualità per il centrocampo viola, ma non sarà cosi. Sulla sua coscienza l’eliminazione dalla Coppa Uefa contro l’Ajax: da quel momento in poi le sue apparizioni si sono ridotte drasticamente. Chiude l’esperienza in viola con 18 presenze al suo attivo, riscattandosi con gli interessi nelle successive esperienze di Bari e Catania.
 
Mario Bolatti: arrivato nell’infelice sessione di mercato del Gennaio 2010, l’uomo che consentì all’Argentina di Maradona di qualificarsi ai mondiali sudafricani, con il decisivo gol all’Uruguay nel tesissimo scontro decisivo di Montevideo. “Questo ha personalità da vendere” era il commento più in voga a Firenze in quel periodo. Ma “El Gringo” si dimentica questa qualità in Argentina, dimostrandosi un giocatore al massimo da serie B. Utilizzato con il contagocce anche da Mihajlovic, viene ceduto senza rimpianti all’Internacional.
 
Hidetoshi Nakata: acquisto “mediatico” dell’estate 2004, quella del ritorno in A. Il suo ricordo è assolutamente urticante per i tifosi viola: nessuna prestazione da ricordare, nessun gol. Doveva essere l’arma in più dei gigliati, si dimostrò un’ex calciatore. Tant’è che si ritirerà l’anno successivo a soli 29 anni (?).
 
Javier Portillo: arrivato dal Real Madrid con le stimmate del predestinato. Detentore (all’epoca) del record di segnature della Cantera madrilena, è la dimostrazione che il luogo comune sui calciatori spagnoli che fanno fatica in Italia (con qualche rara eccezione, vedi Borja Valero) nonè tanto campato in aria. “Tortillo” viene più volte preso di mira dalla Fiesole, ed è costretto a ritornare a Madrid già a gennaio, dopo 11 presenze ed un solo gol al Chievo Verona.
 
Valeri Bojinov: forse uno dei più grandi bluff della Serie A degli ultimi 10-15 anni. A 18 anni, nella stagione 2004-05 combina sfracelli nello spettacolare Lecce di Zeman: quello che vedeva in squadra, tra gli altri, anche Vucinic e Ledesma. Il bulgaro realizza ben 11 gol nella prima parte di stagione, attirandosi i riflettori delle grandi d’europa. Ma a sorpresa la spunta la Fiorentina, che spende ben 15 milioni di euro per affiancarlo a Miccoli, in un attacco che sulla carta parrebbe esplosivo. Ma Bojinov parte male: espulso contro la Sampdoria, va a segno contro l’Udinese, procurandosi nella stessa azione un grave infortunio muscolare che lo terrà lontano dai campi per 2 mesi e mezzo. Rientra nel finale di stagione, realizzando al Chievo un gol fondamentale per la salvezza. Nel frattempo in viola è arrivato anche Pazzini, colui che nella stagione successiva, quella dell’avvento di Prandelli a Firenze, gli contenderà per tutto il campionato il ruolo di spalla di Luca Toni. Ma l’attuale ct della nazionale gli preferisce quasi sempre il Pazzo, forse meno talentuoso ma più affidabile e discipinato tatticamente. Il problema del bulgaro è anche il suo carattere, che lo porterà ad essere messo fuori rosa nel gennaio 2006 per una lite con Andrea Della Valle in persona. Bojinov (27 presenze e 6 gol) verrà così scaricato alla Juventus nell’estate di Calciopoli, cominciando così il suo giro del mondo. Un grande talento mai sbocciato….
 
Josè Inacio Castillo: Estate 2009. La Fiorentina ha appena conquistato l’accesso al preliminare di Champions e cerca disperatamente un vice-Gilardino. Sembra fatta per Crespo, ma l’argentino volta le spalle a Corvino e firma con il Genoa. Il ds salentino setaccia il mercato alla ricerca di questa pedina indispensabile per lo scacchiere viola. Ed alla fine estrae il proverbiale coniglio dal cilindro, portando a Prandelli Castillo. A Firenze le perplessità non sono poche: come si può affrontare la Champions con uno che, a 33 anni suonati, ha disputato solo una stagione in A e ha trascorso gran parte della sua carriera tra serie B e CND? Corvino ci crede, ma è un flop annunciato. L’argentino viene ceduto al Bari, poco prima della sfida tra i viola e la sua futura squadra. E, colmo dei colmi, realizza il suo unico e decisivo gol ai pugliesi (tra l’altro rischiando di sbagliarlo a porta sguarnita…), proprio qualche giorno prima di essere presentato al San Nicola come nuovo attaccante della squadra di Ventura. Un predestinato…
 
Fonte: Roberto Vicario
Fonte: Roberto Vicario
Allenatore di questa flop 11 è Sinisa Mihajlovic: un anno e mezzo di nulla assoluto. A dire il vero il serbo qualche attenuante ce l’ha (vedi Jovetic fuori per tutta il campionato nel 2010-11), ma non tale da giustificare la mancanza di gioco e di idee mostrate dalla squadra sotto la sua guida tecnica. Termina la prima stagione con uno scialbo nono posto, venendo riconfermato dai Della Valle, nonostante buona parte dell’ambiente fiorentino volesse la sua testa. Ma si gioca definitivamente anche il supporto dei suoi pochi sostenitori quando, nell’estate 2011, va ad un passo dalla firma con l’Inter (che poi sceglie Gasperini) nonostante la fiducia incassata dalla società ed il contratto ancora in essere, dimostrandosi anche poco attaccato ai colori viola. Viene esonerato dopo l’inguardabile sconfitta contro il Chievo, nel novembre del 2011.
 
A disposizione del serbo: Cejas, Bacis, Mazuch, Baronio, Amaral, Marco Rossi, Olivera, Gulan, Keirrison, Lupoli.
 
Sabino Aduasio con la collaborazione di Federico Berni.

 
Per tutti i bidoni e i big…

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